Un progetto di sensibilizzazione rimandato e un’occasione persa per le scuole trevigiane.
A Treviso la sensibilizzazione contro il bullismo e l’omofobia sembra non procedere proprio a vele spiegate. Il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, che racconta la storia di Andrea Spezzacatena, un ragazzo vittima di bullismo che si è tolto la vita nel 2012, avrebbe dovuto essere proiettato il 4 novembre, in occasione della giornata “Uniti contro il bullismo”. Nessun istituto della provincia ha però aderito all’iniziativa, e la sala di Silea del circuito The Space, uno dei pochi cinema del Veneto a proiettare il film, non ha ricevuto alcuna prenotazione.
La decisione degli istituti di rinviare la visione, come nel caso della scuola media Serena, ha suscitato diverse reazioni tra esperti e cittadini. Alcuni docenti e psicopedagogisti hanno espresso rammarico, vedendo nell’iniziativa un’opportunità educativa che avrebbe potuto offrire ai giovani uno spazio per riflettere e discutere su temi come il bullismo, l’accettazione e l’omofobia.
Dibattito aperto e preoccupazioni sociali
La mancata adesione da parte delle scuole trevigiane ha sollevato una serie di domande. Da un lato, ci sono le preoccupazioni espresse da alcuni genitori, che pensano che il film tratti temi troppo delicati, come il suicidio e il bullismo, difficili da affrontare in un contesto scolastico; dall’altro lato, invece, molti esperti e attivisti per i diritti civili, come la Rete degli studenti medi del Veneto, sostengono che il sistema scolastico stia dimostrando una carenza nel trattare argomenti fondamentali per la crescita e la consapevolezza degli adolescenti.
«Siamo di fronte a un sistema scolastico totalmente disinteressato a parlare di sessualità e affettività», ha dichiarato Micol Papi, portavoce degli studenti veneti, al Corriere del Veneto. Secondo l’associazione, la mancanza di iniziative mirate come la proiezione del film rischia di lasciare i ragazzi privi di strumenti di comprensione e gestione dei rapporti interpersonali e della diversità. In seguito alle polemiche, Anna Durigon, la dirigente di una scuola media di Treviso, ha deciso che il film verrà prima visionato dagli insegnanti per valutare se sia adatto alla sensibilità degli studenti.
L’esperta: “Un’occasione persa”
Barbara Tamborini, psicopedagogista e autrice di libri per ragazzi, ha commentato la situazione definendola una “occasione persa”. Secondo Tamborini, il film rappresenta un’opportunità preziosa per trattare temi che sono parte della quotidianità dei giovani, come il senso di esclusione e il bullismo. «Al di là dell’omofobia, il film racconta la fatica di sentirsi accettati che è comune a moltissimi adolescenti e preadolescenti. Vedere il film o leggere il libro che racconta la storia di Andrea è indubbiamente un’esperienza che allena la sensibilità e la consapevolezza di come le parole possano essere macigni se usate male. Per i ragazzi, non vederlo, è un’occasione persa».
Tamborini ha anche sottolineato come i giovani di oggi siano costantemente esposti a episodi di omofobia e situazioni drammatiche sui social media, spesso nella solitudine delle proprie stanze e senza un’adeguata guida. Per questo, il confronto su questi temi all’interno delle scuole potrebbe fornire agli studenti strumenti di comprensione e resilienza fondamentali.
La reazione del Comune di Treviso
A fronte della diserzione da parte delle scuole, il sindaco di Treviso Mario Conte ha dichiarato che organizzerà proiezioni pubbliche del film, nella speranza che genitori e dirigenti scolastici possano riconsiderare la loro posizione.