Il caso di Benedetta Pilato alle Olimpiadi di Parigi 2024
Per chi non lo sapesse, Benedetta Pilato è una giovanissima atleta della Nazionale italiana di nuoto. Fin dalle prime apparizione ufficiali, la nuotatrice ha messo in luce un grandissimo talento che ha trovato coronamento alla sua prima partecipazione alle Olimpiadi di Parigi 2024, arrivando in finale neo 100 metri rana.
Data tra le “outsider”, la Pilato non era certo tra le favorite per salire sul podio, ma una prestazione davvero incredibile ha portato la ragazza a essere prima fino ai 90 metri. Quando tutto sembrava andare per il verso giusto, una lievissima flessione negli ultimi 8 metri le ha fatto sfumare il sogno medaglia, arrivando al quarto posto per un solo centesimo di secondo dalla avversaria arrivata terza.
L’intervista che ha scatenato polemiche
Dopo la gara, la Pilato si è presentata nella postazione interviste dove era presente la giornalista Rai, la quale ha il compito di raccogliere i commenti “a caldo” degli atleti azzurri nei minuti post gara. Sentita la Pilato, ci si attendeva da tutti un grandissimo rammarico per il risultato ottenuto, mentre la ragazza ha “sfoderato” un sorriso vincente e lacrime di gioia che hanno spiazzato tutti.
Le prime parole della nuotatrice hanno espresso grande felicità per il quarto posto, affermando addirittura che è stato il “giorno più bello della sua vita“. Lo stupore della giornalista e dei colleghi da studio è stato grande, ma critico al punto che l’intervistatrice le ha chiesto se stesse o meno scherzando. La risposta di Benedetta, tra le lacrime, ha confermato quanto affermato in precedenza.
Molte critiche sono state mosse anche dalla ex atleta di scherma Elisa di Francisca, la quale non ha creduto alle parole della nuotatrice, definendole “assurde e surreali”.
L’insegnamento di Benedetta
Nonostante la giovanissima età e la poca esperienza, Benedetta Pilato ha dimostrato grande saggezza, umiltà e concretezza. L’insegnamento che lascia quella sua intervista è di una cultura sportiva che molto probabilmente manca ancora a tanti, e che dovrebbe essere insegnata sin dal tempo delle scuole. Si capisce come la vittoria non sia l’unica cosa che conta, ma è possibile ricavare qualcosa di bello anche da una sconfitta.
Purtroppo oggi, si vive in una cultura improntata verso il risultato e l’ottenimento del successo ad ogni costo, soprattutto negli ambiti dello sport, della scuola e del lavoro.
Sarebbe utile che gli insegnanti e i programmi didattici riservassero uno spazio ad un insegnamento che in altri Paesi è all’ordine del giorno, ovvero la capacità di analizzare in modo oggettivo le proprie prestazioni, arrivando così ad un giudizio lucido e concreto.
E’ fondamentale che la scuola prepari i ragazzi alla cosiddetta “vita adulta“, nella quale il successo non è certo garantito, ma dove è importante capire i propri errori e affrontare con consapevolezza dei propri mezzi ogni tipo di ostacolo.