I dati diffusi dal Ministero dell’Università e della Ricerca stanno svelando un trend positivo per l’anno accademico 2022-2023 in riferimento alle università italiane. Con un aumento di oltre 7.000 studenti rispetto all’anno precedente, sono stati immatricolati complessivamente 329.817 giovani, registrando un incremento percentuale del 2,2%. I numeri, sebbene ancora provvisori, rappresentano un quadro incoraggiante e indicano una ripresa delle iscrizioni universitarie. Per conoscere i dati definitivi si dovrà attendere il prossimo autunno, quando verranno pubblicati in maniera conclusiva. Solo allora si potrà procedere con una valutazione più accurata, ma al momento sembra esserci un ritorno di fiducia verso gli studi universitari nel paese. Approfondiamo quanto è emerso.
+7.000 studenti per l’anno accademico 2022-2023
Una tendenza confermata dalle statistiche è la presenza sempre maggiore di studentesse rispetto agli studenti maschi. Delle quasi 330.000 nuove immatricolazioni, il 56% è rappresentato da donne (183.647 iscritte contro le 179.501 del 2021-2022), mentre il restante 44% da uomini (146.170 studenti contro i 143.164 del 2021-2022).
I nuovi dati possono essere interpretati come un segnale positivo e fanno ben sperare un rinnovato interesse verso gli studi accademici. L’aumento delle immatricolazioni è un segno incoraggiante per le università italiane, che possono trarre beneficio da una crescita del numero di studenti iscritti.
Le Università perdono iscritti per il caro affitti
In questo quadro positivo, però, non si può non tenere conto della perdita degli studenti da parte di alcune università italiane. Le motivazioni, purtroppo, sono conosciute da tempo. Quella del caro affitti è una, e la recente protesta in merito ha sollevato nuovamente tale latente problematica che coinvolge sia il diritto allo studio che il costo della vita nelle grandi città del Nord Italia. Secondo gli ultimi dati, tutte le università di Milano hanno registrato una perdita di studenti rispetto all’anno precedente, con l’Università Statale che risulta essere la più colpita, con oltre 1000 iscritti in meno. Anche l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università degli Studi di Padova hanno visto una diminuzione delle iscrizioni. Accompagnate da Verona e Genova.
L’Università degli Studi di Udine, Trieste, Bergamo, Brescia, Pavia e Trento sono riuscite a resistere con un leggero incremento delle iscrizioni. In controtendenza il Piemonte, dove si è registrato un aumento significativo di iscritti, sia al Politecnico che all’Università degli Studi del Piemonte Orientale. In quanto ai corsi di Laurea preferiti dagli studenti, l’area STEM è rimasta stabile, con il 30% circa delle nuove immatricolazioni complessive. Così come l’area economica, giuridica e sociale (35%) e quella sanitaria e agro-veterinaria (17%).
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