Insegnante aggredita dai genitori: arrestata per violenza sessuale sugli alunni - Studentville

Insegnante aggredita dai genitori: arrestata per violenza sessuale sugli alunni

Importanti sviluppi sulla vicenda dell'insegnante aggredita dai genitori a Castellammare di Stabia: le indagini hanno portato all'arresto immediato della donna, incriminata per molestie sessuali sui minori. Tutte le prove e le dichiarazioni dei genitori.
Insegnante aggredita dai genitori: arrestata per violenza sessuale sugli alunni

Il caso di Castellammare di Stabia: la svolta delle indagini

Nelle ultime settimane sono proseguite le indagini dei Carabinieri sulla vicenda di Castellamare di Stabia, dove una docente delle scuole medie è stata aggredita da ben trenta genitori per aver molestato degli studenti. Ebbene, le indagini hanno portato a una svolta importante, ossia l’arresto della donna con l’accusa di violenza sessuale su minori.

Il quotidiano La Repubblica ha pubblicato la notizia, narrando gli sviluppi della vicenda e le accuse definitive dell’insegnante, “incastrata” da alcuni audio e registrazioni archiviati dagli alunni stessi.

Le prove che hanno condotto all’arresto

La donna di quarant’anni è stata ufficialmente accusata e in seguito arrestata per molestie e violenze sessuali sui giovani studenti della scuola media. I magistrati hanno analizzato il caso e il materiale consegnato dalle vittime e dai testimoni. Le prove degli audio incriminati sono state essenziali per lo sviluppo delle indagini. Sullo smartphone della donna le Forze dell’Ordine hanno trovato numerosi audio che la stessa docente inviava ai ragazzi. Inoltre, su altri dispositivi hanno rinvenuto numerosi file di tipo pornografico. Le vittime hanno confermato che il materiale trovato nei dispositivi mobili della donna corrispondeva perfettamente alle descrizioni degli studenti.

L’accusata, sin dal principio, ha espresso alle Forze dell’Ordine che sul cellulare personale non era presente nulla di compromettente. Oggi i magistrati hanno deciso di far arrestare la donna e di assumere misure cautelari maggiori per non permettere che la stessa “argini il pericolo di reiterazione delle indagini” e soprattutto affinché non usi la rete Internet.

L’insegnante, ancora ufficialmente in servizio, ha la custodia cautelare in carcere, poiché il giudice ha stabilito l’inutilità degli arresti domiciliari, esprimendo in una sentenza:

“L’indagata potrebbe continuamente utilizzare la rete Internet, con il conseguente pericolo di avere con altri minori ulteriori contatti analoghi”. 

L’insegnante, per difendersi dalle accuse, aveva testimoniato che il suo telefono e tutti i suoi account social fossero stati hackerati, ricevendo delle conseguenti minacce di morte via WhatsApp.

La rabbia dei genitori e le dichiarazioni

I genitori degli alunni, in preda alla rabbia e dopo aver sentito le testimonianze dei figli, avevano organizzato una “spedizione punitiva” per fermare l’insegnante una volta per tutte, aggredendola fuori dall’istituto.

In merito a ciò, una madre di un alunno ha dichiarato:

“Noi non ce l’abbiamo con gli insegnanti, io in questa scuola ho tre figli, ma siamo rimaste inascoltate. Io quell’audio con espliciti contenuti sessuali l’ho sentito. E si continua a parlare di camorra. Ma qui non c’entra la camorra”. 

Inoltre, la mamma che ha pubblicato il famoso post sui social intitolandolo “L’urlo di una madre!” ha espresso nelle sue dichiarazioni:

“Tutto è partito da alcuni messaggi audio circolati nelle nostre chat in maniera virale. Ci hanno chiamato camorriste, hanno detto che siamo bestie ma la verità è totalmente diversa. Ho scritto il post giovedì sera, ore dopo che è avvenuta l’aggressione. Quanto forte può essere l’urlo di una madre? Molti penseranno che è potentissimo, invece no, non lo è! L’urlo di una madre che porta i suoi figli in una scuola che ormai cade a pezzi, un relitto alla deriva, nessuno lo ha sentito, nemmeno chi è capo di questa scuola”.

Le indagini hanno condotto a dettagli inquietanti, poiché gli inquirenti hanno dichiarato che la docente di sostegno avrebbe molestato e abusato degli studenti in un’aula riservata allo studio e alle attività di recupero. La classe è stata chiamata “La Saletta”, dove si sono verificate le violenze e gli atti orribili sui minori da parte della donna. La stessa insegnante avrebbe creato una chat privata denominandola appunto con lo stesso nome “La Saletta”, dove la donna aveva condiviso tutti i materiali incriminati con gli alunni che partecipavano alle lezioni di recupero.

Inoltre, gli inquirenti hanno dichiarato che la professoressa, per esortare i ragazzi al silenzio, usava minacce contro di loro, parlando di bocciature alla classe successiva.

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