Insegnante precario per oltre 20 anni
E’ stata una lunga attesa ma alla fine ha avuto la giustizia che si meritava: si è conclusa positivamente l'”avventura” che ha come protagonista un docente di religione rimasto precario per oltre vent’anni. La sua vicenda, approdata al Tribunale del Lavoro di Perugia, ha avuto termine con un maxi risarcimento di oltre 41.000 euro. Il caso del docente, promosso attraverso un’azione collettiva dall’Anief (l’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori), ha fatto venire alla luce la reiterazione illegittima di una serie di contratti a termine che si sono susseguiti, senza interruzioni, dal 1999 al 2021.
Una problematica particolarmente comune nel settore dell’istruzione
Questo docente non è il solo ad essersi trovato in questa situazione. Anzi, la sua storia riflette una problematica molto diffusa nel settore dell’istruzione, in particolare per i docenti di religione, che sono stati più volte penalizzati da un sistema che ha mancato di offrire percorsi chiari e regolari per la loro stabilizzazione lavorativa.
In questo caso specifico, i giudici hanno riconosciuto che l’abuso contrattuale era strettamente legato alla carenza di concorsi in merito, il cui ultimo bando risaliva al lontano 2004. Una lacuna normativa che ha lasciato il professore senza la concreta possibilità di accedere a un ruolo stabile, nonostante le disposizioni della Direttiva Europea 1999/70/CE e dell’articolo 36 del d.lgs. 165/2001, che hanno come scopo quello di prevenire l’abuso di contratti a termine.
Cosa dice la Direttiva Europea 1999/70/CE
Per capire meglio di cosa si tratta, un breve approfondimento meritano sia la direttiva che il decreto legislativo appena citati. La Direttiva Europea 1999/70/CE, creata per proteggere i lavoratori dall’abuso di contratti a tempo determinato ripetuti, prevede che non si possano fare contratti a termine uno dopo l’altro senza una buona ragione. Impone agli Stati di garantire regole chiare: ad esempio, stabilire un limite massimo alla durata complessiva di questi contratti o al numero di volte che possono essere rinnovati. Questo per evitare che il lavoro a termine diventi un modo per non assumere a tempo indeterminato.
Inoltre, chi lavora con contratti a termine deve avere gli stessi diritti e trattamenti dei colleghi assunti in maniera stabile, a meno che non ci siano motivi validi per fare diversamente. La direttiva chiede anche che i governi creino percorsi concreti per stabilizzare chi ha lavorato a lungo con contratti precari, come bandire concorsi regolari o altre forme di reclutamento.
Ancora più specificatamente, l’art. 36 del d.lgs. 165/2001 vieta l’uso abusivo dei contratti a tempo determinato nella Pubblica Amministrazione, stabilendo che questi possono essere utilizzati solo per esigenze temporanee ed eccezionali. Prevede anche delle sanzioni in caso di abuso.
Il risarcimento deciso dal Tribunale del lavoro di Perugia
Ebbene, con la sentenza n. 506/2024, i magistrati del Tribunale del Lavoro di Perugia hanno stabilito un maxi risarcimento, pari a 41.114,72 euro, che il Ministero dell’Istruzione e del Merito dovrà corrispondere all’insegnante. Hanno inoltre sottolineato l’inadempienza ministeriale nell’applicazione della legge n. 186/2003, che prevede la pubblicazione di concorsi triennali per il reclutamento degli insegnanti di religione, sistematicamente disattesa fino al 2024.
Decreto Legge 131/2024 e risarcimento, cosa prevede
Il caso del docente rappresenta uno dei primi esempi pratici dell’applicazione del Decreto-Legge 131/2024, che ha reso più severe le regole sui risarcimenti per i lavoratori precari nella Pubblica Amministrazione. In particolare, il decreto ha modificato l’articolo 36 del d.lgs. 165/2001, introducendo il nuovo comma 5, che stabilisce un sistema risarcitorio più incisivo per chi subisce l’abuso di contratti a tempo determinato.
Grazie alla modifiche, il risarcimento varia ora tra 4 e 24 mensilità dell’ultima retribuzione percepita. La cifra esatta viene calcolata tenendo conto di diversi fattori: quanto è durato il rapporto di lavoro, quanto è stato grave l’abuso e quanti contratti a termine sono stati stipulati uno dopo l’altro. Stabilisce criteri più rigidi per le assunzioni temporanee; introduce obblighi più stringenti per le amministrazioni pubbliche e sanzioni economiche e amministrative.
Nel caso specifico del docente, il Tribunale ha deciso per un risarcimento pari a 16 mensilità. La motivazione? L’insegnante ha lavorato ininterrottamente per oltre vent’anni con contratti a termine, senza avere la possibilità di partecipare a concorsi, perché non ne venivano banditi da due decenni.
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Foto apertura di di KATRIN BOLOVTSOVA via Pexels