Il Governo parla di nuove risorse e obiettivi strategici per l’educazione dell’infanzia, ma restano pesanti nodi da sciogliere.
L’Atto di Indirizzo del Ministero dell’Istruzione delinea le principali aree di intervento per il 2025 e il triennio successivo, con un focus sulla valorizzazione del personale, la lotta alla dispersione scolastica, la riqualificazione edilizia e la semplificazione amministrativa. Tra le priorità rientra anche l’investimento negli asili nido, elemento chiave del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): dei 3,24 miliardi di euro stanziati, a oggi risultano spesi solo 244 milioni, pari al 7,5% delle risorse disponibili. Per il prossimo biennio, il Ministero ha quindi previsto ulteriori investimenti nell’ambito del Piano per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia (Missione 4 – Componente 1 del PNRR), riconoscendo il ruolo cruciale dell’educazione infantile sia per la crescita formativa dei bambini sia per il sostegno alle famiglie e al lavoro femminile.
Superare la media europea di copertura
Uno degli obiettivi principali dell’investimento è raggiungere e superare il 33% di copertura nei servizi educativi per la fascia 0-6 anni, che è la media europea considerata uno standard di riferimento. Nel biennio 2025-2026, il Ministero punta a:
- aumentare l’offerta educativa con la costruzione di nuovi asili nido e scuole dell’infanzia, garantendo al contempo la sicurezza delle strutture già esistenti e promuovendo percorsi educativi integrati;
- incrementare le risorse per la prima infanzia, con particolare attenzione alla formazione del personale e alla creazione di un sistema di valutazione e monitoraggio efficace per misurare l’impatto delle politiche adottate.
Questi interventi mirano anche a ridurre i divari territoriali e a migliorare l’inclusività del sistema scolastico per fornire pari opportunità educative sin dai primi anni di vita.
Sfide e criticità nell’attuazione del piano
Nonostante gli obiettivi ambiziosi, il piano di investimento negli asili nido si scontra con diverse difficoltà operative. Come evidenziato dagli economisti Monica Montella e Franco Mostacci su lavoce.info, il progetto iniziale prevedeva la creazione di oltre 260.000 nuovi posti, ma una revisione del 2023 ha ridotto l’obiettivo a 150.480 posti, a causa di una diminuzione dei fondi disponibili. Inoltre, l’attuazione del piano affidata ai comuni sta incontrando numerosi ostacoli burocratici e gestionali che rallentano i lavori: molti progetti sono ancora in fase di realizzazione e centinaia risultano in ritardo.
Un altro nodo critico riguarda la distribuzione dei fondi, con finanziamenti assegnati anche a piccoli centri dove la domanda di servizi educativi è bassa, sollevando dubbi sull’effettiva efficacia del criterio di assegnazione. Secondo Montella e Mostacci, le misure adottate per accelerare il processo, come gli accordi con Invitalia e Consip per semplificare gli appalti, non sono sufficienti a garantire il completamento nei tempi previsti.
Se non verranno introdotte delle rapide e strutturate azioni correttive, il rischio è che il piano non riesca a centrare gli obiettivi prefissati entro il 2026, mettendo a repentaglio un investimento strategico per il futuro del sistema educativo e dell’occupazione in Italia.