Iscritta all’università da 18 anni: il caso
Andare fuori corso, soprattutto per chi non può studiare a tempo pieno, in realtà è molto semplice. C’è chi riesce a laurearsi in diversi anni di studi e chi invece non ci riesce proprio. In questo caso stiamo parlando di una donna di 36 anni che si è iscritta alla facoltà di Medicina a 18 anni e 18 anni dopo ancora non è riuscita ad ottenere il tanto ambito titolo. In realtà la notizia potrebbe non fare così tanto scalpore, tuttavia c’è un altro dettaglio da non sottovalutare. Il padre ancora le dà l’assegno di mantenimento. O meglio, “le dava”. La protagonista di questa vicenda ha ricevuto fino a oggi 300 euro al mese, dicendo al genitore di essere molto vicina alla laurea. Capiamo cos’è successo!
Assegno di mantenimento ai figli maggiorenni: come funziona
Molti pensano che l’assegno di mantenimento spetti ai figli solo fino al compimento del diciottesimo anno di età. Ma non è affatto così. Secondo la legge, l’obbligo di mantenimento viene meno solo ed esclusivamente quando il figlio maggiorenne sia autosufficiente economicamente. Chi studia e non lavora, quindi ha diritto a ricevere ancora i soldi del padre, nonostante i 18 anni siano passati da diverso tempo. In questo caso però il papà della “laureanda” ha chiesto di non versarle più l’assegno mensile e la sua richiesta è stata accolta.
Potrebbe interessarti anche: I Fuori corso e le tasse universitarie
Iscritta all’università da 18 anni: la protesta del padre
Inizialmente il presidente del Tribunale gli ha dato torto, confermando così l’accordo firmato anni prima in sede di separazione. Il giudice Carla Hubler, nel corso del processo del processo civile avviato con l’istanza di divorzio, invece ha deciso di sospendere con un’ordinanza l’assegno di contributo al mantenimento della figlia. “Tenuto conto dell’età della figlia, del tempo trascorso dall’iscrizione all’università, dal tenore della documentazione sul percorso e sullo stato di avanzamento degli studi, va «sospeso l’assegno di contributo al mantenimento della figlia in ragione del principio di autoresponsabilità, atteso che è già trascorso quantomeno il doppio del tempo previsto per il corso di laurea“, si legge sul Corriere del Mezzogiorno. A nulla è valsa la giustificazione della 36enne che ha dichiarato di non essere riuscita a laurearsi a causa della forte depressione. I legali dell’uomo hanno specificato che lui ha dato alla figlia un appartamento del valore di circa 300mila euro e che lei non ha mai cercato lavoro.
Leggi anche: Laurearsi lavorando: l’università per gli studenti lavoratori