Il nuovo rapporto OCSE mostra i progressi nell’istruzione, ma anche le criticità legate alle disparità di genere e agli investimenti sull’educazione.
Ieri è stato presentato il rapporto OCSE “Education at a glance 2024” che descrive lo stato e lo sviluppo dei sistemi di istruzione nei 38 Paesi aderenti all’organizzazione internazionale (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Il rapporto è stato presentato presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito dal ministro Valditara e dal direttore della ricerca dott. Andreas Schleicher.
Il ministro ha evidenziato l’importanza del rapporto per comprendere le dinamiche dei sistemi di istruzione nei diversi Paesi e confrontare i dati nazionali con la media dei risultati OCSE; i dati del rapporto, però, si riferiscono al 2022: l’Italia, nel frattempo, ha attuato investimenti e interventi normativi che hanno già migliorato la situazione in alcuni settori, come dimostrato dai dati INVALSI nel 2024.
Diminuzione dei Neet e della dispersione scolastica
Secondo il rapporto, negli ultimi otto anni l’Italia ha registrato un importante recupero in termini di giovani che concludono il percorso scolastico, mentre i Neet, ovvero quei ragazzi che non sono né in formazione né impegnati nel mondo del lavoro, sono scesi di oltre il 10%.
Nel 2016, la percentuale di Neet in Italia si attestava al 32%, un dato preoccupante rispetto alla media OCSE del 15%. Nel 2024, il tasso è sceso al 21%, con un risultato particolarmente positivo per le ragazze, che sono passate dal 32% al 20%. Questo trend positivo è un chiaro segnale di miglioramento del sistema educativo italiano, che ora si trova più vicino agli standard europei e internazionali.
Tuttavia, se guardiamo alla fascia d’età 25-29 anni, il divario di genere resta marcato: mentre la percentuale di giovani uomini Neet si è stabilizzata intorno al 20%, quella delle donne è salita fino al 31%. Un dato che fa riflettere sull’efficacia delle politiche di inserimento lavorativo, in particolare per le giovani donne.
Le donne: migliori nei risultati scolastici, ma penalizzate sul lavoro
Un altro dato rilevante del rapporto OCSE riguarda la performance scolastica delle donne, che si confermano più brillanti dei loro colleghi maschi. Il 55% dei laureati in Italia è costituito da donne, un dato che potrebbe sembrare incoraggiante se non fosse per la profonda disparità che si riscontra nel mercato del lavoro. Se a livello internazionale le donne guadagnano in media il 17% in meno rispetto agli uomini, in Italia la differenza retributiva è ancora più marcata: le donne percepiscono solo il 58% di quanto guadagnano gli uomini, anche a parità di mansione.
Questa discrepanza solleva una questione di equità sociale che, se non affrontata, potrebbe minare i progressi compiuti in ambito educativo. Le giovani donne, pur dimostrando eccellenza nei risultati accademici, continuano a subire una discriminazione economica sul lavoro, un problema che richiede interventi urgenti sia a livello di politiche pubbliche che di sensibilizzazione culturale.
Il ruolo dei docenti e il sotto-finanziamento del sistema educativo
Un altro tema scottante sollevato dal rapporto riguarda il ruolo dei docenti. In Italia il rapporto numerico docente-studenti è molto buono con 11 alunni per insegnante alle scuole elementari e medie, contro una media OCSE di 13. Questo dato positivo, però, è anche una diretta conseguenza del calo demografico che ha ridotto il numero complessivo degli iscritti.
A fianco a questo, il rapporto mette in luce una problematica legata agli stipendi degli insegnanti che rimangono tra i più bassi nell’area OCSE, con scarse possibilità di progressione di carriera. Le retribuzioni degli insegnanti in Italia restano sostanzialmente stabili durante la loro intera carriera, contrariamente a quanto avviene in Paesi come la Corea del Sud, dove gli stipendi aumentano in relazione al merito e alle responsabilità aggiuntive. Questa situazione, sottolinea il rapporto, contribuisce a un certo appiattimento professionale, limitando la motivazione e la valorizzazione delle competenze dei docenti.
Investimenti nell’istruzione: l’Italia è ancora lontani dallo standard OCSE
Un altro aspetto su cui l’Italia risulta in ritardo rispetto agli altri paesi dell’OCSE riguarda gli investimenti nell’istruzione. Secondo “Education at a Glance 2024”, l’Italia spende circa il 4% del proprio PIL nel settore educativo, rispetto alla media OCSE del 4,9%. Se si isolano i dati relativi solo alle scuole, il finanziamento scende al 2,9% del PIL, mentre la media OCSE è del 3,2%.
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ha ricordato che negli ultimi anni sono stati fatti importanti investimenti, anche grazie ai fondi del PNRR, per migliorare la situazione, in particolare nel settore degli asili nido e della formazione terziaria. Tuttavia, rimane evidente la necessità di ulteriori interventi per colmare il divario con gli altri Paesi e garantire un futuro più equo e sicuro alle nuove generazioni.