Il rapporto recentemente presentato alla Camera dei Deputati dall’Anvur sul sistema universitario italiano, mette in luce i problemi storici che l’università non è riuscita a risolvere riguardo al numero di laureati. Il documento, pubblicato a distanza di cinque anni dal precedente a causa della pandemia, evidenzia diverse criticità. Le immatricolazioni sono stabili, ma ci sono significative perdite di studenti sia a causa della crisi abitativa al Nord che a causa delle limitate opportunità lavorative al Sud. Vediamo nel dettaglio cosa è emerso.
Secondo la ricerca dell’Anvur il numero di laureati è ancora basso
Sebbene il numero di laureati stia aumentando, il divario accumulato è ancora lontano dall’essere colmato, e la fuga dei laureati dal Sud continua ad essere un problema. Tuttavia, il rapporto segnala anche alcuni aspetti positivi, come il fatto che le piccole università e le grandi istituzioni stiano resistendo o addirittura migliorando le iscrizioni, mentre la qualità della ricerca stia aumentando ed il sostegno agli studenti si stia ampliando. Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha commentato a riguardo come ci siano più luci che ombre nella situazione universitaria attuale.
Nonostante un aumento del 16% nel numero di diplomi di laurea rilasciati in dieci anni ed un incremento del 12% di laureati “regolari” entro tre anni dall’immatricolazione, che raggiungono il 38% per la coorte del 2017/18, l’Italia si posiziona al 28,3% di laureati nella fascia di età 25-34 anni, ancora al di sotto della media OCSE del 47,1%. Il rapporto evidenzia progressi nel diritto allo studio, con il 98% degli studenti idonei che riceve borse di studio nel 2021. Tuttavia, ci sono ancora sfide nel settore delle residenze universitarie, con otto studenti per ogni posto letto a livello nazionale.
Le iscrizioni rimangono stabili
Cosa dire rispetto alle iscrizioni? Secondo il rapporto Anvur, si osserva che il numero degli studenti universitari sembra mantenersi costante. Attualmente, sono circa 1,9 milioni gli studenti iscritti alle università, di cui 331.000 immatricolati, con un aumento del 10,3% rispetto a dieci anni fa. Le università telematiche hanno registrato un notevole incremento, rappresentando l’11,5% del totale delle iscrizioni nel 2021/22, mentre le università tradizionali non statali hanno visto un leggero aumento, mentre quelle statali tradizionali sono diminuite di poco. Più in generale, la percentuale di diplomati che si iscrivono alle università è rimasta stabile negli ultimi dieci anni, attestandosi intorno al 60% (circa il 77% per chi viene fuori dal liceo, il 46% per chi si diploma agli istituti tecnici e il 25%, il dato più basso, per quelli professionali).
Il rapporto Anvur evidenzia, ancora, che se si analizza la composizione territoriale, emergono disparità significative. Nonostante un aumento generale del numero di immatricolati in tutte le regioni, gli studenti mostrano una tendenza a spostarsi verso le università del Centro e soprattutto del Nord. La pandemia ha avuto un impatto significativo sull’abbandono degli studi universitari. Il tasso di quest’ultimo tra il primo e il secondo anno per gli iscritti alle lauree triennali era sceso al minimo storico del 12% per tutte le coorti dal 2015/16 al 2019/20, ma è aumentato nuovamente nel 2020/21 al 14,5% (con un minimo del 9,1% per i diplomati del liceo e un massimo del 26,8% per i diplomati degli istituti professionali).
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