E’ stato presentato giovedì 5 ottobre “ITS Academy: una scommessa vincente?” a cura della Fondazione Agnelli. Il rapporto, pubblicato da Milano University Press, affronta il tema dell’istruzione terziaria professionalizzante in Italia e in Europa. Un’analisi fondamentale per esplorare il ruolo e l’efficacia dei percorsi di istruzione terziaria professionale nel panorama educativo attuale e per valutare le differenze esistenti rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. Approfondiamo cosa ne è venuto fuori.
Cosa sono gli ITS Academy
Prima di entrare nel vivo dei dati derivanti dal rapporto, chiariamo subito cosa sono gli ITS Academy. La sigla sta per Istituti tecnologici superiori: si tratta – come si legge sul sito del MIM – di scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma che permettono di conseguire il titolo di tecnico superiore. Sono, in sostanza, le scuole alle quali è affidata la formazione terziaria professionalizzante. Ex Istituti Tecnici Superiori, nati 15 anni fa e primo vero tentativo di dare vita a percorsi di istruzione terziaria professionalizzante, con la legge n. 99 del 15 luglio 2022 sono diventati, appunto, Istituti tecnologici superiori. Gli ITS si prefiggono lo scopo di fornire “le basi per ampliare la formazione professionalizzante di tecnici con elevate competenze tecnologiche e tecniche professionali”.
“ITS Academy: una scommessa vincente?” I dati
Sono proprio questi l’oggetto del rapporto redatto dalla Fondazione Agnelli, il cui obiettivo era analizzare le disuguaglianze e le criticità nel sistema degli ITS Academy rispetto alle altre nazioni europee prese in esame. Ebbene, dalla ricerca è emerso che mentre in Svizzera e Germania l’istruzione terziaria professionale costituisce oltre il 40% dell’istruzione terziaria in termini di iscritti, e in Francia e Spagna si attesta appena sotto il 30%, in Italia rappresenta un esiguo 1%.
Nei 121 ITS italiani (dato del 2022, cresciuti a 146 nel 2023), gli studenti ammontano a circa 25.000. Ogni ITS ha in media solo 180 studenti, distribuiti diversamente in base alla posizione geografica. 230 sono gli studenti degli ITS al Nord, 170 al Centro e 125 nel Mezzogiorno. Come si legge sul rapporto, uno degli ostacoli al loro sviluppo sono probabilmente “le dimensioni limitate”, che non consentirebbero a queste scuole di crescere “in termini di rilevanza, attenzione, finanziamenti e consapevolezza da parte delle scuole, università, studenti potenziali e datori di lavoro”. Un altro nodo al pettine è “la mancata sinergia con l’istruzione secondaria di II grado e l’istruzione terziaria universitaria”. Aspetto, questo, che oscura in qualche modo la formazione terziaria professionalizzante.
Il rapporto e le proposte
Il Rapporto è stato presentato presso l’Università degli Studi di Milano da Matteo Turri e Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, che hanno illustrato alla platea i risultati, discussi poi dai rappresentanti di OCSE, Confindustria, Regione Lombardia e Istituto Universitario Salesiano di Venezia. Il Rettore dell’Università di Milano ha concluso i lavori. Alla luce di quanto emerso, sono state avanzate delle proposte volte a fare in modo che gli ITS Academy italiani possano allinearsi con quelli europei.
Tra queste, il rafforzamento istituzionale e gestionale degli ITS Academy con investimenti permanenti rilevanti; una maggiore definizione dei profili di uscita degli ITS Academy; un maggiore coinvolgimento della scuola secondaria di II grado e, per un ultima, ma non per importanza, il superamento della visione che generalmente si ha della formazione terziaria professionalizzante, spesso relegata ad ultima scelta.
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