Ius scholae, cos'è e cosa prevede - Studentville

Ius scholae, cos'è e cosa prevede

Cos'è lo Ius Scholae, l'oggetto di una riforma sull'acquisizione della cittadinanza italiana che, se dovesse passare, creerebbe mezzo milione di nuovi cittadini italiani in 5 anni.
Ius scholae, cos'è e cosa prevede

La riforma dello Ius Scholae

Lo Ius scholae non è una novità, ed è tornato al centro dell’agenda politica nelle ultime settimane perché oggetto di una riforma che si attende da tempo. Da anni, nella nostra Penisola, si aspetta infatti una rinnovamento della legge sulla cittadinanza. Una questione che negli ultimi decenni, anche grazie alla società sempre più multiculturale che si è formata, è diventata via via sempre più necessaria. Ma cos’è, sostanzialmente? E cosa prevede?

Cos’è lo Ius scholae

Facciamo un po’ di chiarezza: la locuzione “Ius Scholae” si riferisce ad una proposta di legge italiana riguardante la concessione della cittadinanza ai figli di cittadini immigrati. La proposta prevede che i bambini nati in Italia, o arrivati nel paese entro i 12 anni di età, possano ottenere la cittadinanza italiana dopo aver completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni in Italia.

Il termine “Ius Scholae” deriva dal latino e significa “diritto di scuola”: sottolinea l’importanza del percorso educativo come criterio per l’ottenimento della cittadinanza. A differenza dello “Ius Soli”, che concede la cittadinanza automaticamente a chi nasce in un determinato territorio, e dello “Ius Sanguinis” che la concede, invece, in base alla cittadinanza dei genitori.

Cosa prevede

Secondo questa proposta, il criterio educativo è indicatore di integrazione e partecipazione attiva nella vita del paese. E sottintende il tentativo di adattare la legge sulla cittadinanza a una realtà in evoluzione, riconoscendo l’importanza del percorso formativo e della partecipazione alla vita scolastica come requisiti utili per la concessione della cittadinanza italiana.

Se dovesse essere approvata, la riforma dello Ius Scholae creerebbe oltre mezzo milione di nuovi cittadini italiani in cinque anni. Riassumendo, ecco cosa prevede a grandi linee:

  • lo “Ius Scholae” prevede la concessione della cittadinanza italiana ai giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni, che vi risiedano legalmente e abbiano completato almeno cinque anni di studi in Italia. Se questo periodo include la scuola primaria, è necessario superare positivamente il ciclo di studi.
  • il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, insieme al Ministero dell’Istruzione, deve riconoscere i requisiti essenziali che i percorsi di istruzione e formazione professionale devono possedere per essere considerati idonei per l’acquisto della cittadinanza.
  • la domanda di cittadinanza deve essere presentata, su base volontaria, da un genitore o tutore prima del diciottesimo compleanno all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza, oppure può essere richiesta direttamente dal giovane entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.
  • gli ufficiali di anagrafe sono obbligati a informare i giovani della possibilità di acquisire la cittadinanza.

Il dibattito

Questa proposta di legge è oggetto di dibattito politico (e non solo) da parecchio tempo: chi la sostiene ritiene che sia un modo per favorire l’integrazione dei figli delle persone immigrate nella società italiana. Chi non la condivide, invece, pensa che la concessione della cittadinanza debba essere basata su criteri diversi.

Sono divisi, allo stesso modo, i diversi partiti politici. Il leader di Forza Italia e vicepremier Antonio Tajani, ad esempio, ha dichiarato di essere favorevole a modificare i criteri per ottenere la cittadinanza. Ha anche affermato che l’Italia necessiti di un tale cambiamento. FI ha dichiarato che a inizio settembre inizierà a lavorare per definire una proposta di legge.

Non la pensa allo stesso modo Matteo Salvini, leader della Lega e vicepremier, che ha definito questa riforma come non prioritaria per il governo. Non sembra aver assunto una posizione chiara in merito, invece, Giorgia Meloni.

Come si ottiene la cittadinanza italiana

Tornando all’acquisizione della cittadinanza italiana, quali sono le modalità che permettono di ottenerla, ad oggi?

  • Per Ius Sanguinis, il metodo più comune, basato sulla discendenza. Se uno o entrambi i genitori sono italiani, il figlio acquisisce automaticamente la cittadinanza alla nascita, indipendentemente dal luogo di nascita.
  • Naturalizzazione: i cittadini stranieri possono richiedere la cittadinanza dopo aver risieduto legalmente in Italia per un determinato periodo: 10 anni per i non comunitari, 4 anni per i cittadini dell’Unione Europea, 5 anni per i rifugiati e apolidi. È necessario dimostrare una buona integrazione e un’assenza di precedenti penali.
  • Matrimonio: un coniuge straniero di un cittadino italiano può richiedere la cittadinanza dopo due anni di residenza in Italia o tre anni se residente all’estero, ridotti della metà se ci sono figli nati dal matrimonio.
  • Ius Soli: se un bambino nasce in Italia da genitori stranieri, può richiedere la cittadinanza al compimento dei 18 anni, a condizione di aver risieduto ininterrottamente in Italia.

A proposito dello Ius soli, l’articolo 4 comma 2 della Legge n.91 del 05.02.1992 afferma che: “lo straniero che sia nato in Italia può divenire cittadino italiano a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e dichiari, entro un anno dal compimento della maggiore età, di voler acquistare la cittadinanza italiana”.

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