“La sua privacy vale più di un like”: la campagna del Garante contro lo sharenting - Studentville

“La sua privacy vale più di un like”: la campagna del Garante contro lo sharenting

“La sua privacy vale più di un like”: la campagna del Garante contro lo sharenting

Parte un’iniziativa per promuovere un uso più consapevole della rete e per sensibilizzare i genitori sui rischi della condivisione online delle immagini dei figli.

Il Garante per la Privacy ha lanciato la campagna “La sua privacy vale più di un like” per affrontare il tema dello sharenting ‒ parola che unisce i termini inglesi share (condividere) e parenting (essere genitori) e che quindi consiste nella condivisione di immagini e informazioni sui figli attraverso i social media ‒, un fenomeno sempre più diffuso e porta con sé numerosi rischi legati alla tutela della privacy e della sicurezza dei minori.

Attraverso uno spot ironico in cui un insegnante si rivolge direttamente a una classe di genitori, la campagna vuole sensibilizzare sull’importanza di proteggere l’identità digitale dei bambini. Lo sharenting, infatti, non si limita alla pubblicazione di semplici fotografie: alcune famiglie condividono immagini fin dalla gravidanza, includendo persino le ecografie, un approccio apparentemente innocuo che nel tempo potrebbe avere conseguenze significative per i figli.

Uno studio del Tavolo tecnico sulla tutela dei diritti dei minori ha evidenziato che il web, pur offrendo opportunità di crescita e socializzazione, comporta anche gravi rischi come il riutilizzo delle immagini per fini illeciti come la pedopornografia o altre attività improprie. Inoltre, pubblicare informazioni come il nome, l’età o la localizzazione dei bambini potrebbe aumentarne la vulnerabilità.

Non meno rilevante è il possibile impatto psicologico sul minore che, in età adulta, potrebbe trovarsi a fare i conti con un’identità pubblica non scelta autonomamente: proteggere la privacy dei figli non è solo una questione di sicurezza immediata, ma rappresenta un investimento per il loro futuro personale e professionale.

Il ruolo della scuola nella prevenzione dello sharenting

Le scuole possono giocare un ruolo determinante nel contrastare i rischi legati allo sharenting, educando sia gli studenti sia i genitori a un uso consapevole dei social media. Attraverso progetti mirati, è possibile aumentare la consapevolezza sui pericoli di questa pratica e promuovere una cultura del rispetto della privacy.

Tra le iniziative più efficaci, emerge la necessità di inserire l’educazione digitale nei programmi scolastici, con moduli dedicati alla sicurezza online, alle implicazioni etiche della condivisione e alla tutela dei dati personali, un tipo di formazione che dovrebbe coinvolgere attivamente anche le famiglie per aprire un dialogo più consapevole sull’uso responsabile della tecnologia.

Un altro strumento prezioso sono i workshop con esperti di sicurezza informatica durante i quali i genitori possono ricevere linee guida pratiche per proteggere i dati personali dei propri figli e approfondire il tema dello sharenting ricevendo consigli e strumenti per evitare una condivisione incontrollata.

Le scuole possono inoltre elaborare guide e risorse informative che spieghino in modo chiaro cos’è lo sharenting e quali siano le sue implicazioni fornendo alle famiglie un valido supporto per prendere decisioni più consapevoli.

Infine, le scuole possono avviare campagne di sensibilizzazione rivolte all’intera comunità scolastica, utilizzando newsletter, incontri e social media per promuovere l’importanza di tutelare la sicurezza online.

Un messaggio per il futuro

Con la campagna “La sua privacy vale più di un like”, il Garante per la Privacy lancia un appello diretto a tutti i genitori: riflettere prima di condividere. Proteggere i diritti dei propri figli, in un’era digitale sempre più invadente, non è solo una responsabilità, ma un atto d’amore.

La scuola, in questo contesto, può rappresentare un alleato fondamentale per educare a un uso più consapevole della tecnologia: creare una collaborazione costante tra famiglie e istituti scolastici può rafforzare la protezione dei minori e offrire un modello positivo di gestione dei contenuti online.

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