La Laurea in Osteopatia è (quasi) realtà. Ad introdurla è stato il Decreto Interministeriale n. 1563 dell’1-12-2023. Se fino ad oggi, per diventare osteopata si avevano due possibilità (quella di frequentare un Corso in Osteopatia Full-Time T1 della durata di 5 anni o Part-Time T2 della durata di almeno 4 anni) a breve sarà possibile accedere alla professione alla conclusione di uno specifico corso di laurea che rientrerà all’interno della Facoltà di Professioni Sanitarie. Scopriamone di più.
Osteopatia, di cosa si occupa
L’osteopatia, per chi non lo sapesse, è una disciplina medica alternativa che si basa sulla teoria che il benessere generale di una persona dipenda dalla salute e dall’equilibrio del suo sistema muscoloscheletrico, viscerale e cranio-sacrale. Gli osteopati considerano il corpo come un’unità integrata, e tendono ad individuare e trattare le cause sottostanti di sintomi e disturbi piuttosto che concentrarsi solo sui sintomi stessi. Cosa che fanno attraverso l’uso delle mani per eseguire manipolazioni volte a migliorare la mobilità e la funzione dei tessuti corporei.
Tale pratica può essere utilizzata per trattare una varietà di condizioni, tra cui dolore muscolare e articolare, problemi posturali, disturbi viscerali, mal di testa, problemi respiratori e altri disturbi legati al sistema muscoloscheletrico e viscerale. Ma viene da sempre classificata dall’Organizzazione mondiale della sanità come medicina “tradizionale-complementare-alternativa”. Oltretutto, gli osteopati non prescrivono farmaci né eseguono interventi chirurgici.
Nasce la laurea in Osteopatia
La dovuta premessa per spiegare, appunto, le polemiche che sono scaturite da questo provvedimento del Ministero della Ricerca e dell’Università e del Ministero della Salute, che hanno istituito una laurea per la formazione degli osteopati ponendo, però, dei limiti ben definiti ai loro compiti. Ad iniziare dal fatto che potranno trattare esclusivamente persone che vogliano sottoporsi ad “attività di prevenzione e mantenimento della salute”, ovvero che non siano malate. In particolare, pazienti degli osteopati potranno essere soggetti con “disfunzioni somatiche non riconducibili a patologie nell’ambito dell’apparato muscolo scheletrico”. Di queste ultime, infatti, dovranno occuparsi esclusivamente i medici. Non solo: qualora la situazione dei pazienti nel corso delle sedute di trattamento dovessero peggiorare, sarà dovere dell’osteopata “reindirizzare il paziente al medico”. Bene, cosa sappiamo sulla nuova Laurea in Osteopatia? Al momento, non tantissimo: non si conoscono i corsi che avranno luogo nei singoli atenei, né la durata degli studi.
Laurea in Osteopatia, le polemiche
Naturalmente, la categoria ha appreso la notizia con positività: come ha dichiarato in merito Paola Sciomachen, presidente del Registro Osteopati d’Italia (Roi), “È un traguardo storico per il Roi e per tutti i 12mila osteopati italiani”.
D’accordo è Luigi Ciullo, presidente dell’Associazione degli Osteopati Esclusivi (Adoe), che ha detto:
“La definizione di un corso di studi per diventare osteopata conferirà sicurezza attraverso il controllo dei requisiti pedagogici fino ad oggi affidati alla creatività auto-referenziale e contestabile dei più”.
Non sono dello stesso avviso i detrattori che, sull’argomento, manifestano scetticismo, oltre che timore. Diversi medici e divulgatori scientifici hanno condiviso sui social la convinzione che l’osteopatia sia una pseudoscienza. Uno tra tutti è stato Salvo di Grazia, medico, divulgatore scientifico e scrittore italiano, secondo il quale la disciplina non avrebbe “base scientifica né efficacia”.
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