Cattedra di matematica: è crisi
I numeri non attirano più i matematici: è allarme per le quattromila cattedre vuote e carenza di professori di matematica, una emergenza che crea un grosso vuoto all’interno del sistema scuola. Non ci sono insegnanti, non abbastanza, soprattutto per quel che riguarda le scuole medie con 3.817 posti rimasti vacanti dopo i trasferimenti, soprattutto al Nord con la Lombardia che da sola arriva a 1.072. È crisi nera, in pratica, perché neanche le prossime immissioni dei vincitori del Concorso del 2016 riusciranno a riempire queste lacune, anzi le graduatorie ad esaurimento per la classe di matematica e scienze alla secondaria di primo grado sono già svuotate da tempo! Un problema difficile da gestire, anche perché non basterà neppure l’ausilio dei supplenti. Cerchiamo di capirci qualcosa in più.
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Mancano i prof. di matematica, anche dopo il Concorso del 2016
L’allarme è scattato quando, dopo il Concorso della Scuola, a conti fatti e dati alla mano, il Ministero dell’Istruzione si è accorto che ben oltre 1.600 posti di matematica sarebbero rimasti vacanti e che non c’erano insegnanti a sufficienza in graduatoria per poter coprire tutti i quasi quattromila posti liberi. La situazione è così grave che sarà necessario ricorrere a supplenti e non sarà comunque facile trovarli. E magari saranno gli stessi bocciati al concorso ad essere inseriti. Ancora, ovviamente, non c’è nulla di ufficiale, ma le ipotesi potrebbero essere tutte contemplate verosimilmente.
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Non ci sono insegnanti di matematica: è emergenza scuola
Il Ministro Valeria Fedeli cerca di fare il punto precisando che: “La mancanza di alcune professionalità nella scuola è anche il frutto dello svilimento, negli anni, del valore della docenza dovuto alla scarsa attenzione che c’è stata nei confronti del sistema di istruzione, sia in termini di investimenti, che di capacità di visione “. Per il Ministro il problema è il sistema scuola e aggiunge “Le assunzioni straordinarie, il successivo concorso, le nuove modalità di reclutamento per la scuola secondaria, il piano nazionale per la formazione degli insegnanti, il rinnovo del contratto ormai prossimo: tutte azioni che vanno in questa direzione”. Ma è davvero questo il punto? Il problema è il basso stipendio, la mancanza di lavoro oppure è crisi di vocazione? La problematica deve essere individuata alla base: ci sono pochissimi laureati in matematica, appena 1.016 nel 2014-15. Questo “buco”, questa mancanza di professori di matematica preoccupa un po’ tutti. Intanto sia i presidi sia i sindacati sono allarmati da questa situazione: Domenico Squillace, preside del liceo scientifico Volta a Milano, ammette: “I dirigenti scolastici disperati ci chiamano chiedendo i nostri laureati o laureandi. Alle superiori facciamo fatica a trovare supplenti, spesso ricorriamo a nostri ex studenti neolaureati, ma non è semplice”. E poi c’è un altro problema, come spiega Stefano Versari, direttore dell’ufficio scolastico dell’Emilia Romagna: il mercato del lavoro, ma soprattutto il mondo della ricerca, sottrae i matematici alla scuola. Un quarto dei laureati prosegue col dottorato, dice l’indagine 2016 di AlmaLaurea. Giorgio Bolondi, ordinario di matematica alla Libera università di Bolzano che ha presieduto la commissione nazionale per l’insegnamento della matematica e che quest’anno è stato responsabile della prova Invalsi di matematica, aggiunge: “L’università si deve far carico del problema: non laureiamo abbastanza matematici, i nostri corsi di laurea in molti casi hanno ancora come figura di riferimento l’insegnante di matematica della scuola della riforma Gentile e vedono l’insegnante come un sottoprodotto del matematico. Di conseguenza non sviluppano o reclutano risorse sufficienti per questo lavoro di formazione “. Il punto quindi è delicatissimo: la scuola deve essere vista come un’opportunità e non come un opzione da vagliare se non si trova lavoro, non un ripiego ma una vera passione. Per far si che la scuola sia vista quindi come un lavoro da scegliere occorre cambiare la formazione universitaria, dunque. E rilanciare il ruolo sociale degli insegnanti.
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