Ue: in Italia è record di Neet
È record tra i giovani compresi nella fascia d’età che va dai 15 ai 24 anni che non hanno o cercano un lavoro, ma che non sono neanche impegnati in un progetto di studi o un percorso formativo. Si tratta di una situazione allarmante, tanto che l’Italia vanta, in negativo, un record spiazzante: quasi un giovane su cinque può essere considerato un Neet. È il valore più alto registrato tra i Paesi membri dell’Unione europea, secondo un rapporto pubblicato ieri dalla commissione di Bruxelles. Quasi il doppio rispetto alla media. E’ un ritratto poco lusinghiero e molto preoccupante quello che emerge dall’indagine 2017 della Commissione Ue sul lavoro in Italia.
Il record italiano dei ragazzi Neet
La situazione è grave e questi dati di fatto purtroppo mettono in luce le difficoltà che i giovani incontrano nell’affacciarsi al mondo del lavoro, e tutte le conseguenze del caso! È un record, ma non c’è da esultare. il nostro Paese vanta uno dei tassi più alti d’Europa: 19,9% contro una media nel Continente dell’11,5%. L’Italia è al primo posto in Europa nella classifica che riguarda i giovanissimi che non lavorano o studiano e che sono tagliati fuori praticamente da tutto! I Neet infatti sono, secondo la sigla in inglese che spiega il significato dell’acronimo, i «Not in Employment, Education or Training». Anche se negli ultimi anni si è registrato un leggero incremento, la situazione non è certo migliorata e il problema, molto grave, rimane; inoltre, il programma di Bruxelles che punta ad offrire proprio ai Neet un impiego o almeno un corso di formazione, il cosiddetto progetto «Garanzia giovani» non ha dato i frutti sperati, nel nostro paese come in altri appartenenti all’Unione Europea. Anzi in Italia si è tradotto nella maggior parte dei casi (il 53%) in uno stage. È vero, meglio che niente, ma non paragonabile ad un impiego nel tempo.
Italia: record europeo sul numero dei giovani che non lavorano e studiano
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: in Italia, la disoccupazione nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni nel 2016 si è attestata al 37,8%, in calo rispetto al 40,3% del 2015. Resta comunque la terza in Europa dopo Grecia (47,3%) e Spagna (44,4%). Soprattutto è la precarietà a farla da padrona: in più del 15% dei casi chi riesce a trovare un impiego sottoscrive contratti atipici il che incrementa il rischio povertà, sempre dietro l’angolo. Ne consegue che i giovani italiani escono dal nido familiare e fanno figli fra i 31 e i 32 anni, più tardi rispetto a una decina di anni fa e molto dopo la media Ue, che si arresta intorno ai 26 anni.