Smartworking: significato e normativa
Sono mesi che sentiamo parlare di smartworking; ma di cosa si tratta esattamente? Lo smart working o lavoro agile include il lavoro da casa, ma anche dal proprio tradizionale posto di lavoro o da postazioni di cosiddetto “coworking”, ovvero edifici dove si svolgono in ambienti aperti attività di tipo completamente diverso l’una dall’altra, con l’utilizzo in comune però di spazi e tecnologie. Dal punto di vista giuridico lo smart working fa la sua comparsa nell’ordinamento italiano con la legge 81 del 2017 che riguarda le misure di tutela per il lavoro autonomo non imprenditoriale e per l’incentivazione alla flessibilità di quello subordinato.
Smartworking: i pro
Oltre alla legge 81 del 2017, di cui vi abbiamo già parlato, è doveroso citare anche la Direttiva 3/2017 della legge Madia che ha fissato altri elementi stavolta però relativi alle pubbliche amministrazioni. Successivamente con la Legge di Bilancio n.145 del dicembre 2018 nel Jobs Act è stato inserito il comma 3-bis che stabilisce le priorità di richiesta e accesso a modalità di smart working per: lavoratrici al termine dei 3 anni del congedo di maternità e lavoratori con figli in condizioni di disabilità. Normativa a parte, ci viene da chiedere quali siano i pro di questa tipologia di lavoro e il primo è, senza dubbio, la possibilità di lavorare comodamente da casa senza dover uscire ogni mattina.
Smartworking: i contro
Come ogni cosa, lo smartworking ha i suoi pro ma ha anche dei contro. Se da una parte è più comodo lavorare da casa, dall’altra si perde la socialità e la socializzazione che si possono trovare negli ambienti di lavoro. Niente può sostituire una chiacchiera con il collega nel momento di pausa caffè o potersi confrontare, faccia a faccia, riguardo una questione lavorativa. Se si potesse scegliere se lavorare in smartworking o meno, voi cosa scegliereste? Valutate sempre i pro e i contro.
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