Gli italiani sempre meno soddisfatti della loro mansione lavorativa: lo comunica un report
Il lavoro in Italia è sempre stato considerato un ambito complicato e colmo di lacune, soprattutto per quanto riguarda la condizione dei lavoratori. Il malcontento dei dipendenti di grandi o piccole aziende, indipendentemente dal settore di specializzazione professionale, negli ultimi anni si può definire in aumento. Infatti, una indagine condotta da Hays Italia (società di recruiter specializzata nella gestione del personale sul lavoro), ha riportato dei dati interessanti.
Solo il 61% dei lavoratori e professionisti in Italia si considera appagato dalla propria mansione. Questa percentuale comunica, inoltre, che l’Italia è il penultimo Paese dell’UE per quanto concerne la “felicità” in ambito lavorativo. I dati registrano che solo nel 2023 c’è stato un lieve incremento della percentuale (aumento dell’1%), ma senza incidere notevolmente sulla condizione e di conseguenza sul fenomeno. Dopo l’Italia si trova il Portogallo con il 49% dei lavoratori soddisfatti. La nazione portoghese si trova, infatti, all’ultimo posto della graduatoria relativa alla soddisfazione dei lavoratori sul posto di lavoro.
L’Italia, con il suo 61% è penultima, nonostante il dato possa suggerire una riflessione “positiva”. Ciò significa che circa il 40% dei lavoratori non trova appagamento nella propria occupazione.
Quali potrebbero essere i motivi di questo malcontento generalizzato nel settore del lavoro italiano? Ebbene, probabilmente la precarietà professionale e la limitata retribuzione mensile dei professionisti e dipendenti italiani porterebbe loro a non essere appagati dalle molteplici mansioni sul territorio nazionale.
Altri dati a confronto
L’indagine di Hays Italia è stata condotta su 12 Paesi europei e mettendo a confronto i numerosi dati, ecco una statistica più specifica per ogni Paese analizzato, per quanto riguarda la soddisfazione lavorativa.
- Primo posto: Repubblica Ceca con il 78% dei lavoratori soddisfatti
- Secondo posto: Romania e Regno Unito con il 73%
- Terzo posto: Irlanda con il 72%
- Quarto posto: Belgio e Paesi Bassi con il 70%
- Quinto posto: Ungheria con il 69%
- Sesto posto: Polonia con il 67%
- Settimo posto: Spagna con il 66%
- Ottavo posto: Francia con il 62%
- Nono posto: Italia con il 61%
- Decimo posto: Portogallo con il 49%
Questa classifica dovrebbe far riflettere sulla condizione italiana nell’ambito professionale e in merito a ciò si sono espressi degli esperti del settore.
Le dichiarazioni degli esperti
A proposito dell’indagine, il Director Manager di Hays Italia, Carlos Soave ha dichiarato:
“Secondo le stime di Unioncamere, la difficoltà di reperimento del personale è costata all’Italia nel 2023 quasi 44 miliardi di euro, per cui è fondamentale che le imprese investano per migliorare il livello di soddisfazione dei dipendenti per trattenerli. Nel nostro Paese la soddisfazione cresce ma siamo ancora lontani dai livelli ottimali, per questo bisogna puntare sui bisogni intangibili dei dipendenti e non solo sullo stipendio”.
Analizzando attentamente la situazione, inoltre, l’esperto ha aggiunto:
“I benefit, il work life balance, l’ambiente di lavoro stimolante e le opportunità di crescita oggi sono aspetti essenziali per i lavoratori, e sempre più ne influenzano le scelte di carriera. Le aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni, devono pertanto avviare un radicato cambio culturale se vogliono migliorare la propria reputazione ed essere più attrattivi sul mercato”.