Il Jujitsu contro il bullismo – Per adesso si tratta di una singola iniziativa messa in campo dall’Istituto tecnico “Leonardo Da Vinci” di Pisa, ma non si esclude che diventi esempio per molte altre scuole italiane. Cos’è successo, dunque? Il preside, il corpo docente, i genitori, gli stessi studenti hanno deciso di introdurre fra le attività didattiche anche un bel corso di jujitsu, arte marziale giapponese basata sul motto “Hey yo shin kore do”, ovvero “Il morbido vince il duro”.
Obiettivo – Prevenire i fenomeni di bullismo, far acquisire ai ragazzi il senso del rispetto verso il prossimo e, allo stesso tempo, metterli nelle condizioni di difendersi in caso di pericolo e/o aggressione. Il progetto, finanziato dalla scuola e approvato dal Consiglio di istituto, si chiama “Corso propedeutico alla difesa personale ed alla prevenzione del bullismo nelle scuole medie superiori”; prevede la pratica – grazie a un istruttore di arti marziali e due insegnanti di educazione fisica – ma anche la teoria, cioè lo studio di alcune parti del codice penale, in modo da essere bene informati sulle conseguenze stabilite dalla legge per i reati connessi al fenomeno del bullismo.
Perchè il Jujitsu – “Il nostro intento – ha spiegato l'istruttore di arti marziali – non è quello di creare combattenti o guerrieri, ma di esaltare le qualità fisiche e mentali degli allievi, rendendoli consci dei rischi che li circondano e trasmettendo loro conoscenze utili e a volte vitali in situazioni di pericolo, facendo nascere di pari passo valori quali il rispetto, il coraggio e l'umiltà”. Il jujitsu fu portato in Italia da un marinaio, Gino Bianchi, durante la seconda guerra mondiale: lo aveva imparato in Cina e, colpito dalla sua efficacia, decise di diffonderlo anche in patria.