La storia di Domenico, un insegnante “senza cattedra”
Purtroppo il problema del precariato in Italia nell’ambito dell’insegnamento è ancora molto presente. Sebbene ci siano dei “tentativi” da parte delle istituzioni di limitare il fenomeno, sfortunatamente non hanno ancora trovato una strategia adeguata. Moltissimi docenti precari si trovano ancora oggi in una situazione “instabile” tra i banchi di scuola.
In merito a ciò, un docente ha voluto raccontare la sua storia al quotidiano La Repubblica. Il suo nome è Domenico, ha 45 anni ed ha una esperienza di quasi dodici anni nell’ambito dell’insegnamento, ma purtroppo ancora oggi si ritrova nella condizione di “precario”. Il docente insegna Italiano e Storia e ha dichiarato che il suo percorso professionale in tutti questi anni è stato molto complicato e in parte “umiliante”, sebbene la sua professione corrisponda alla sua “passione”.
Il percorso di Domenico per diventare insegnante e “precario”
Dopo anni di sacrifici e studio, Domenico ha cercato in tutti modi di realizzare il suo sogno, ovvero quello di insegnare, soprattutto alle scuole superiori. Purtroppo, però, il percorso per divenire docente, a partire dai concorsi, è stato colmo di ostacoli e “sfortune”.
Infatti, a tal proposito, Domenico ha raccontato:
“Ho superato ben tre concorsi, ma non ho ancora una cattedra e questo anno non mi hanno ancora convocato per le supplenze. Ai concorsi ho ottenuto punteggi molto alti, per esercitare alle scuole medie ho ottenuto 88 allo scritto e 94 all’orale. Sono stato, però, superato da riservisti con voto più basso. Al concorso per le superiori devo ancora sostenere l’esame orale, ma con i miei dieci anni di servizio il punteggio dovrebbe essere più alto”.
Questo è stato il racconto del docente quarantacinquenne, il quale ha anche parlato della sua partecipazione al concorso PNRR per la scuola 2024. Domenico, infatti, si era iscritto nella prima tranche, provando ad ottenere una cattedra in Basilicata.
” I posti per la Basilicata sono solo sette, di cui la metà andranno ai riservisti. Quindi concorro per appena tre posti”.
L’insegnante, sempre più “umiliato” e demotivato dalla situazione ha chiarito che non vuole più sentir parlare di concorsi, vista la sua partecipazione a tre bandi precedenti, senza ottenere successo e soddisfazioni. In merito a ciò, Domenico ha dichiarato:
“Ho proprio la repulsione, non ha senso ripetere una prova fatta cinque mesi fa per il bando di ottobre e novembre 2024, ci ritroveremmo a studiare di nuovo degli argomenti su cui siamo già stati esaminati. Questi concorsi non hanno lo scopo di stabilizzare i precari, altrimenti le graduatorie sarebbero ad esaurimento. Mi sentirei umiliato per la quarta volta”.
La “folle” dinamica delle GPS secondo Domenico
Per l’insegnante di Miglionico la situazione più assurda è stata la pubblicazione delle graduatorie GPS.
In merito a ciò, il professore ha spiegato:
“Vivo in provincia di Matera, ma ho sempre insegnato ad Altamura in Puglia. Forte di un punteggio molto alto, ho indicato tra le preferenze solo cinque tra le scuole in cui insegno abitualmente. Peccato che nelle GPS le graduatorie provinciali di supplenza sia stata data priorità ai riservisti. Quindi, sebbene io sia presente in graduatoria, sono stato superato da una docente all’ottocentesimo posto che aveva indicato le mie stesse preferenze. Inoltre, l’insegnante che mi ha sorpassato in graduatoria era vincitrice di un concorso e da regolamento doveva depennarsi dalle GPS, ma così non è stato fatto”.
Inoltre, il docente demotivato ha aggiunto:
“L’algoritmo, purtroppo non torna indietro, la lista continua a scorrere. Chi vince i concorsi è esortato a cancellarsi dall’elenco delle GPS, ma tutti se ne sono infischiati. Quindi adesso, io dovrò attendere le graduatorie di istituto”.
Insomma, sembra che questa situazione sia al limite del “grottesco”, ma in realtà è una storia vera, simile ad altre moltissime situazioni di docenti in cerca di un posto di lavoro fisso. Questo “caos” gestionale e amministrativo sicuramente non facilità la condizione, rischiando di far perdere il lavoro e la passione a molti insegnanti che ogni anno della loro carriera si sentono dire dagli alunni: “Prof, ma l’anno prossimo rimane?”.