Un’importante sentenza della Corte Suprema USA ha posto fine all’inclusione della razza come criterio di ammissione nelle università americane. La decisione avrà un impatto significativo sulle politiche di ammissione in prestigiosi istituti come Harvard e l’Università della Carolina del Nord. La maggioranza conservatrice dei giudici, con 6 voti favorevoli e 3 contrari, ha bocciato gli attuali piani di ammissione delle università, mettendo fine a decenni di “azione affermativa” volta a favorire l’inclusione delle minoranze e promuovere la diversità negli ambienti accademici. Cosa accadrà adesso?
Abolita razza come criterio ammissione
Questa – che si prepara a diventare storica – sentenza, ribalta di fatto le politiche statunitensi in vigore da decenni che riguardano la cosiddetta azione affermativa, una sorta di discriminazione positiva. E, come era prevedibile immaginare, ha scatenato reazioni contrastanti. Il presidente Joe Biden, ad esempio, ha espresso un forte dissenso, sottolineando che la discriminazione persiste negli Stati Uniti e che questa decisione non può rappresentare l’ultima parola sulla questione.
Anche il segretario all’istruzione Miguel Cardona si è lamentato della decisione considerandola la rimozione di uno strumento cruciale per promuovere la diversità nei campus universitari. La decisione della Corte Suprema, supportata dal giudice capo John Roberts e da altri cinque conservatori, ha messo al centro della discussione l’uso della razza come criterio di ammissione nelle università. Secondo la maggioranza, favorire alcuni candidati in base alla loro etnia violerebbe i principi costituzionali degli Stati Uniti.
Inoltre, secondo Roberts, la disposizione secondo cui gli studenti devono essere valutati in base alle loro esperienze individuali anziché alla razza potrebbe conferire maggiore importanza ai saggi di ammissione, in cui gli studenti raccontano spesso esperienze personali significative.
A questo punto, la razza potrebbe essere considerata un valore aggiunto nel momento in cui il candidato abbia soddisfatto tutti gli altri criteri e gli standard dell’istituzione. Gli esperti, però, sostengono che questa nuova situazione potrebbe portare a una sfilza di nuove azioni legali, poiché l’interpretazione e l’applicazione di questa disposizione richiederanno una chiara definizione.
Cos’è l’azione affermativa, origine
L’azione affermativa è una politica volta ad affrontare la discriminazione storica e promuovere l’uguaglianza delle opportunità fornendo un trattamento o una considerazione preferenziale a individui provenienti da gruppi svantaggiati. L’obiettivo è quello di bilanciare gli effetti della discriminazione passata e presente garantendo che i gruppi sottorappresentati, come minoranze etniche e razziali, donne e individui con disabilità, abbiano pari accesso all’istruzione, all’occupazione e ad altre opportunità.
L’azione affermativa può assumere diverse forme, tra cui sforzi mirati di reclutamento, sistemi di quote, selezione preferenziale o l’uso di linee guida specifiche nel processo di ammissione (come in questo caso) o assunzione.
L’obiettivo è creare una società più diversificata e inclusiva promuovendo attivamente la diversità e la rappresentanza equa in aree in cui certi gruppi sono stati storicamente emarginati o sottorappresentati. I critici, però, sostengono che l’azione affermativa possa portare ad una discriminazione inversa o minare i principi basati sul merito. Queste sono state, in parte, le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte Suprema.
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