Le università di Gaza riaprono online, ma la situazione resta critica - Studentville

Le università di Gaza riaprono online, ma la situazione resta critica

Le università di Gaza riaprono online, ma la situazione resta critica

Le principali università della Striscia di Gaza hanno ripreso le lezioni online. Il riavvio dei corsi, però, è segnato da sfide e dal ricordo di chi non c’è più.

Dopo oltre un anno di sospensione, le università principali di Gaza – l’Università Islamica (IUG), Al-Azhar e Al-Israa – hanno ripreso le attività didattiche online, ma gli ostacoli sono numerosi. Sfide come la connessione instabile e la continua minaccia di raid rendono l’apprendimento complicato e precario. «I raid israeliani, la connessione instabile e la paura continua complicano l’apprendimento» raccontano due studentesse intervistate da Open. Ma anche se l’esperienza educativa tradizionale è compromessa, la conoscenza diventa un atto di resistenza per affermare la propria esistenza nel mondo.

Khader Tawfiq, professore di linguistica presso la IUG, spiega a Open che la mancanza di dispositivi elettronici, l’elettricità intermittente e i problemi di connessione rappresentano ostacoli significativi per gli studenti, molti dei quali sono sfollati e costretti a cercare una nuova routine tra le continue interruzioni.

Le storie di Haya e Huda

Haya, studentessa del terzo anno di letteratura inglese all’Università islamica (IUG), la più grande e la più antica di Gaza, rasa al suolo da un attacco israeliano l’11 ottobre, prima dell’offensiva del 7 ottobre coltivava grandi aspirazioni, tra cui quella di diventare una scrittrice. «Prima del 7 ottobre avevo grandi sogni: volevo diventare una scrittrice, ma ora non penso più al mio futuro», racconta, evidenziando come il conflitto abbia offuscato i suoi progetti e ucciso molti amici, come il professore, Refaat Alareer, poeta palestinese deceduto in uno degli attacchi alla Striscia. Anche Huda, che studia sempre alla IUG, piange il docente e aspira a diventare «docente di letteratura e scrittrice prolifica, proprio come lui». Purtroppo, per Huda riprendere gli studi online è troppo complicato al momento visto che è stata costretta a trasferirsi nel sud della Striscia dopo che la sua abitazione è stata distrutta.

L’istruzione come simbolo di resistenza

Per molti universitari a Gaza studiare è diventato un vero e proprio atto di resistenza. La volontà di Haya e di Huda è quella di scrivere e documentare ciò che accade per far conoscere al mondo cosa sta realmente accadendo in quei territori. La distruzione sistematica degli istituti scolastici e universitari, fenomeno denunciato anche dall’Onu come “scolasticidio”, colpisce duramente l’intero tessuto sociale di Gaza, come spiegato in una lettera aperta firmata da diversi accademici palestinesi, che sottolineano come l’istruzione rappresenti «un pilastro vitale dell’esistenza dei palestinesi e un segnale di speranza per il popolo».

Nonostante il colpo inferto all’istruzione nella Striscia, insegnanti e studenti continuano a mantenere i contatti tramite piattaforme digitali. «Il futuro dei nostri bambini e studenti sarà più buio e terribile se non potranno accedere ai loro diritti accademici, poiché l’istruzione è la spina dorsale della loro vita», afferma Khader, che si adopera per mantenere viva la relazione con i suoi studenti anche in queste circostanze drammatiche. I dati forniti da Euro-Med Human Rights Monitor confermano l’impatto devastante del conflitto: oltre 5.000 studenti e 100 professori universitari hanno perso la vita a Gaza, ma i numeri sono sempre incerti.

Malgrado l’entità della distruzione e le difficoltà logistiche, molti professori come Khader rimangono ottimisti e sperano di poter ricostruire le università un giorno, anche se questo significherà ripartire dalle tende. «Abbiamo costruito queste università partendo dalle tende. E dalle tende le ricostruiremo ancora una volta», sottolineando come l’istruzione rimanga un simbolo di resilienza e di speranza per il popolo palestinese.

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