Al di là del soprannome curioso, cos’è realmente questo porcellum di cui si parla da poco più di otto anni e che sta per essere gettato nel cestino della politica, rimpiazzato probabilmente dall’italicum?
E’ la legge elettorale attualmente in vigore per il Parlamento. Il nome formale è legge 270 del 21 dicembre 2005. Il nome comune è legge Calderoli, dal ministro per le riforme istituzionali di quel periodo, Roberto Calderoli, della Lega Nord, il quale l’aveva per primo proposta. Il testo approvato definitivamente fu molto diverso da quello iniziale, come spesso accade. Lo stesso Calderoli definì tale legge “una porcata” in un’intervista. Da qui il nomignolo latineggiante porcellum, coniato dal politologo Giovanni Sartori.
Accade sempre in Italia che le leggi elettorali seguano la convenienza politica di chi al momento ha maggiore potere. Nel 2005 Silvio Berlusconi, allora capo del Governo, volle un sistema che assegnasse più peso in seggi ai partiti maggiori. Il sistema allora vigente, il mattarellum, un misto tra sistema maggioritario e proporzionale, si era dimostrato invece inadeguato a tale scopo.
L’idea era tornare ad un sistema proporzionale (cioè seggi assegnati in proporzione ai voti ottenuti); per evitare la dispersione eccessiva dei voti e consentire una buona governabilità s’introdussero un premio di maggioranza e una soglia di sbarramento all’ingresso.
Teoricamente l’idea poteva essere valida. Ma il modo in cui è stata realizzata è un disastro, perché è il risultato di una cruda contrattazione per salvaguardare gli interessi spesso divergenti dei quattro partiti all’epoca in maggioranza (Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord e Udc). Ma vediamo come funziona il porcellum.
Per la Camera dei deputati il territorio nazionale è stato diviso in 27 circoscrizioni; possono candidarsi singole liste o coalizioni. Ogni lista presenta un numero di candidati “bloccato”. L’elettore non può più indicare una preferenza. In base al numero di seggi assegnato alla lista, i candidati vengono eletti a seconda dell’ordine in cui appaiono sulla lista. Esempio: 4 seggi disponibili, vengono eletti i candidati dal numero 1 al 4. E’ possibile candidarsi in più circoscrizioni.
I seggi vengono assegnati a liste e coalizioni su base nazionale. Per le coalizioni è necessario aver ottenuto in tutto il Paese almeno il 10% dei voti, e all’interno della coalizione almeno una lista deve aver superato il 2% (per evitare di avere coalizioni formate da 20 partiti con lo 0,5%). Invece le liste non appartenenti a coalizioni devono superare almeno il 4% dei voti su base nazionale. Allo stesso modo, se una coalizione non supera il 10% ma una delle sue liste supera il 4%, allora tale lista partecipa da sola alla ripartizione dei seggi.
Poiché il sistema è proporzionale, ad ogni lista si attribuiscono tanti seggi quanti sono i voti che ha ottenuto. Se nessuna delle coalizioni o liste indipendenti supera il 55% dei seggi, quella che ha ricevuto più voti ottiene un premio di maggioranza che la porta al 55%, cioè 340 seggi. I seggi del premio vengono ripartiti tra le liste della coalizione in proporzione al numero dei voti ottenuti da ciascuna.
Al Senato le cose sono diverse. Le circoscrizioni corrispondono alle regioni. Anche qui il sistema è proporzionale con premio e sbarramento. Ma l’attribuzione dei seggi viene fatta su base regionale. Diverse anche le soglie di sbarramento: 20% per la coalizione, 3% per la singola lista interna ad una coalizione e 8% per la lista indipendente. E’ regionale anche il premio di maggioranza. In ogni Regione, se nessuna coalizione o lista indipendente raggiunge il 55% dei seggi, viene attribuito il premio a chi ottiene più voti degli altri, raggiungendo quindi il 55%. Sistema diverso anche per le circoscrizioni Estero, che assegnano 6 senatori e 12 deputati. Qui la lista più votata vince tutti i seggi in palio.
Gli effetti perversi del porcellum sono diventati evidenti dopo le elezioni politiche del 2013, in cui si sono avute due maggioranze diverse per Camera e Senato, rendendo obbligatorio il ricorso alle cosiddette “larghe intese”.
Ma c’è di peggio. il 4 dicembre 2013 la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la legge Calderoli in alcune sue parti. Innanzitutto il premio di maggioranza distorce il voto e quindi la volontà popolare. Poiché non esiste una soglia minima di voti perché la lista o coalizione possa concorrere al premio, la Consulta ha sottolineato che chi lo conquista ottiene una sovra-rappresentazione eccessiva rispetto ai voti ottenuti. Infatti il centrosinistra nel 2013 ha ottenuto il 55% dei seggi alla Camera avendo ricevuto solo il 29,55% dei voti: quasi la metà.
Il secondo motivo per cui la Corte ha dichiarato incostituzionale il porcellum riguarda le liste bloccate. Non sono illegittime le liste bloccate in sè, ma il fatto che essendo composte da molti nomi (cioè tanti quanti sono i seggi disponibili in una circoscrizione), l’elettore non è in grado di sapere per chi sta effettivamente votando.
Questo particolare è importante, perché apre alla possibilità di adottare liste bloccate con pochi nomi, come sembra l’orientamento del principale progetto di riforma elettorale, già soprannominato italicum, che porta la firma di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
La Corte costituzionale ha anche formalmente scritto che gli effetti della propria sentenza si applicheranno solo alle nuove elezioni. Le consultazioni tenute in passato restano quindi legittime.