Cosa propone “di nuovo” il progetto di Valditara
Come spesso capita, quando a livello ministeriale viene presentato qualcosa di nuovo si susseguono molte critiche sull’ideatore della proposta. E’ realmente così?
Analizzando le critiche piovute al Ministro Valditara, dopo che è stata annunciata la nuova riforma scolastica, la risposta parrebbe affermativa.
Quali sono le critiche alle novità della scuola?
Le principali critiche che hanno riempito dibattiti e giornali riguardano lo stampo “retrò” della nuova riforma scolastica, la quale va a ripescare la lingua latina riproponendola già dalle scuole medie. In seconda battuta, grande spazio alla storia, all’epica, alla geografia e alla lettura della Sacra Bibbia. Stando alle accuse, al di là delle specifiche considerazioni in merito, a mancare sarebbe tutta la parte scientifica, apportata da materie quali scienze, matematica e fisica. In questo modo, sempre secondo la parte accusatoria, la riforma guarderebbe sempre meno al presente e al futuro, concentrandosi sul passato.
Addirittura, la riforma viene bocciata da molti “critici” poiché “non vista come a favore degli studenti, ma realizzata a misura del Governo, almeno secondo Gianni De Maio, giornalista de Il Corriere della Sera e lo scrittore Nevio Santini. Emerge un problema di fondo: la burocrazia è oggi molto presente nella scuola e qualsiasi riforma venga proposta va a “burocratizzare” ancor di più l’intero sistema.
Secondo altri, non si tratterebbe di una vera riforma, ma di un insieme di aggiustamenti che poco potrebbero trovare applicazione nel futuro dei ragazzi.
La posizione di docenti e studenti
Per quanto riguarda la reintroduzione del latino e l’approfondimento della geografia, i docenti si dimostrano molto favorevoli in percentuale molto prossima al 60%. Anche i genitori palesano soddisfazione nel 53% dei casi, mentre una percentuale che supera il 63% è quella dei dirigenti scolastici. A differenza di ciò, gli studenti si dimostrano incerti o totalmente contrari in percentuale poco superiore al 54%.
Le percentuali di dissenso salgono a dismisura quando si chiede della possibilità di leggere la Bibbia in classe: genitori contrari al 50%, docenti per il 56% e studenti per il 51%. Il personale dirigente, invece, è favorevole al 44%.
A far riflettere potrebbe essere la dichiarazione di un insegnante in merito:
“Anacronistico e assurdo imporre letture che con ogni evidenza non fanno più parte della cultura odierna. Posso capire Iliade e Odissea (ma alla primaria?!) ma la Bibbia mi sembra fuori luogo e fuori tempo in una scuola statale e in una società sempre più laica”.
Al di là della “questione Bibbia”, sono molti coloro i quali si dimostrano favorevoli allo sviluppo ulteriore di materie come grammatica, storia e geografia. Ecco alcune risposte anonime pervenute ad un sondaggio a livello nazionale che ha coinvolto 1380 utenti tra studenti, famiglie, docenti, dirigenti scolastici.
“Per me lo studio del latino dovrebbe essere obbligatorio, non solo facoltativo”
“Sono molto favorevole all’abolizione della geostoria e al ritorno alle due discipline distinte”
“Gli studenti negli ultimi anni ignorano minime nozioni di geografia, fondamentali per vivere ed orientarsi”
“È una proposta coraggiosa e, finalmente, non demagogica”.
E’ necessario andare oltre tali dichiarazioni in senso lato per poter approfondire ulteriori riflessioni sul fatto che un certo scetticismo sulla riforma traspare dai docenti, ovvero da coloro i quali dovrebbero poi attuare e implementare le novità.