LIBRI DA LEGGERE: LA CLASSIFICA DEI CLASSICI PIÙ DIFFICILI. Libri da leggere: avete mai pensato che un classico fosse davvero troppo difficile? Avete abbandonato la lettura già dopo le prime pagine? Perdonateci l'esagerazione, ma al mondo esistono solo due tipi di persone: quelle che un libro non lo mollano neanche se avanzano di una pagina al giorno, e quelli che invece perdono la pazienza facilmente se appena devono rileggere un periodo troppo complesso. C'è da dire che questi ultimi ogni tanto hanno qualche giustificazione da addurre a loro discolpa, e di sicuro molti dei classici più celebrati dalla scuola e dalle istituzioni letterarie non si lasciano proprio leggere in un'unica sessione, sia per la lunghezza che per la complessità della prosa.
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CLASSICI DA LEGGERE: I LIBRI PIÙ DIFFICILI. Vediamo allora quali sono i classici più difficili da leggere, in base a un sondaggio effettuato da Books Riot:
- Guerra e pace: l'enorme affresco di Lev Tolstoj che si staglia sullo sfondo delle guerre napoleoniche impegnò lo scrittore per sette anni, e al lettore è richiesto uno sforzo paragonabile al suo. Sono tantissimi infatti i personaggi che affollano il romanzo e non si può certo dire che le tante scene metafisiche e i monologhi pensierosi aiutino a far girare pagina velocemente.
- Anna Karenina: Tolstoj ha ben due libri nella lista, e questo forse va a discapito dei lettori intervistati, vista la grande qualità dei due romanzi e della letteratura russa ottocentesca in generale. Ma non si può negare che la protagonista Anna Karenina, con tutta la sua fragilità e i suoi ripensamenti, sia proprio un personaggio con cui relazionarsi facilmente.
- Infinite Jest: David Foster Wallace è diventato uno degli scrittori simbolo dei nostri tempi, e i suoi libri sono ampiamente citati e riletti in continuazione. Ma provate a chiedere in quanto abbiano portato a termine questo mattone di oltre mille pagine, che come da tradizione per lo scrittore è infarcito di note a piè di pagina, divagazioni e accostamenti insoliti e stordenti.
- Ulisse: è uno dei capolavori della letteratura tutta, nonché l'opera più famosa di James Joyce, che l'ha strutturata in modo preciso e sistematico. Ma il cambio di registro a ogni capitolo, l'oscurità della prosa e il rifiuto a raccontare una storia ben definita rende più simile il libro a un'enciclopedia che a un romanzo.
- Moby Dick: grande testo fondativo per la letteratura americana, il libro di Herman Melville è l'appassionante storia di un'ossessione fatale di un uomo per la causa della propria disgrazia. O meglio, appassionante se si saltano immediatamente tutti i precisissimi approfondimenti marinareschi, a meno che non siate fan di questo genere di tecnicismi.
- Lolita: non è tanto l'aspetto pruriginoso del romanzo di Vladimir Nabokov a rendere ardua la lettura del suo libro più famoso, quanto una presa così elegante, netta, limpida, finemente cesellata da impegnare gli occhi come se ci si trovasse di fronte a un'incisione curata nel minimo dettaglio.
- I fratelli Karamazov: Dostoevksji è un maestro nel creare questi grandi quadri polifonici in cui i vari personaggi rappresentano differenti punti di vista sul tema del romanzo, ognuno con le proprie vicende che a volte si intrecciano a quelle degli altri. Ecco, forse con il suo magnum opus ha un po' esagerato, perché stare dietro a tutti gli eventi a volte è davvero faticoso.
- Orgoglio e pregiudizio: il libro di Jane Austen non avrà uno stile particolarmente arzigogolato, m in questo caso la facilità di lettura è altamente selettiva. Se siete membri del sesso maschile infatti brancolerete nel buio tentando di seguire i ragionamenti contorti delle sorelle Bennet e della matriarca. Altrimenti nessun problema.
- Alla ricerca del tempo perduto: sette libri per 3700 pagine. A giustificare la nomea di romanzo più difficile di sempre basterebbe il mero dato numerico, ma anche lo stesso stile metaforico e dettaglio di Proust è qualcosa di poco “user friendly”; per non parlare poi della struttura narrativa, qualcosa di labirintico in cui è semplicissimo perdersi.
- Cent'anni di solitudine: anche Gabriel Garcia Marquez non scherzava affatto quando compose il suo capolavoro, una sorta di cronistoria della famiglia Buendia e della città di Macondo. La sfida maggiore del libro è il suo saltare da un membro della famiglia all'altro, in modo funzionale, con storie personali che a volte durano una manciata di pagine, solo per poi ritornare a tradimento un centinaio di pagine dopo.
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