Un acceso dibattito parlamentare sta animando il mondo dell’istruzione italiana, focalizzandosi sulla revisione delle Indicazioni Nazionali per il primo e secondo ciclo. Al centro della discussione troviamo una questione pedagogica fondamentale: è opportuno proporre testi letterari complessi come la Divina Commedia agli studenti della scuola media?
Da un lato, alcuni esperti sottolineano l’importanza di dedicare più tempo all’apprendimento delle basi linguistiche; dall’altro, emergono esperienze positive che dimostrano come, con approcci adeguati, anche opere di grande complessità possano trovare spazio nei percorsi formativi dei preadolescenti.
In particolare, la senatrice Floridia ha espresso perplessità rispetto all’utilizzo di testi come la Divina Commedia ai ragazzi delle scuole medie. A suo parere, lo studio della Divina Commedia implica la riduzione delle ore per l’italiano e la grammatica. Secondo la senatrice, non sarebbero quindi ancora maturi i presupposti cognitivi e culturali per comprendere un’opera di tale livello nella fascia d’età degli 11-13 anni.
Esperienza didattica universitaria
L’esperimento condotto dal professor Tateo, filologo dantesco, in collaborazione con la professoressa Perla ha coinvolto studenti di prima media provenienti da contesti svantaggiati. Durante l’incontro presso l’università, il professore ha illustrato il rapporto tra Dante e Virgilio analizzando una terzina dell’Inferno.
Nonostante le difficoltà linguistiche del testo, i ragazzi hanno mostrato grande attenzione e coinvolgimento emotivo, dimostrando come un ambiente stimolante e un approccio pedagogico appropriato possano rendere accessibili anche i testi più complessi.
Superare i pregiudizi sull’apprendimento
Uno degli aspetti più significativi emersi dall’intervento della professoressa Perla riguarda la necessità di abbandonare i preconcetti sulle capacità di apprendimento degli studenti, specialmente quelli provenienti da contesti svantaggiati. Secondo la docente, l’idea che alcuni alunni non siano in grado di comprendere contenuti complessi rappresenta un pregiudizio dannoso che limita le loro opportunità formative.
Un approccio didattico ben strutturato e innovativo può invece abbattere queste barriere, permettendo anche agli studenti più giovani di affrontare sfide letterarie impegnative come la Divina Commedia.