La denuncia della Commissione UE all’Italia
Secondo la Commissione Europea, l’Italia conta un numero di contratti precari troppo elevato nel settore scolastico.
Coinvolti sono il personale ATA e gli insegnanti. Il precariato è visto come una discriminazione verso i colleghi che invece beneficiano di un tempo indeterminato. Ciò vale per lo stipendio e per le condizioni lavorative.
I motivi della denuncia UE
Sono fondamentalmente due gli aspetti che sono stati considerati dalla Commissione Europea per una analisi approfondita prima di formalizzare la denuncia verso l’Italia.
- Retribuzione docenti precari: la normativa vigente in Italia si fonda sull’anzianità dell’insegnante. In altri Paesi, è invece prevista una progressione della retribuzione a favore dei docenti con contratto a tempo determinato. Va da sé che viene a crearsi in Italia una “discriminazione retributiva” che penalizza il precariato. Ciò accade perché, ovviamente, il precario non può avere alle spalle uno storico di anzianità di servizio.
- Numero di contratti a termine: a differenza di altre Nazioni, in Italia non vi sono misure specifiche, finalizzate alla prevenzione dell’utilizzo dei contratti a scadenza in ambito scolastico per insegnanti e personale ATA. Secondo l’Unione Europea, il nostro Paese ha abusato dello strumento, andando oltre i limiti.
Fatte queste premesse, l’UE ha prodotto una diffida che è stata formalizzata alle autorità italiane già nel 2019, con un seguito nel 2020. L’anno scorso ha, inoltre, inviato una relazione in merito. Stando ai rilievi e a quanto dichiarato dalla Corte di Giustizia UE, l’Italia non ha risposto con giustificazioni plausibili. Ecco perché la Commissione Europea ha ritenuto corretto un procedimento di verifica e di conseguente denuncia, con l’intento di formalizzare le questioni sopra citate nel più breve tempo possibile.
Quali conseguenze per l’Italia?
Ebbene, data la violazione del diritto dell’UE, l’Italia non ha messo in atto alcun provvedimento finalizzato a contenere la sottoscrizione di contratti a tempo determinato. Per tale motivo c’è un deferimento che rimette la questione all’opinione dei giudici europei, i quali potrebbero stabilire delle sanzioni economiche irreversibili.
Qualora tale scenario dovesse manifestarsi, il “Bel Paese” dovrebbe pagare somme ingenti che andrebbero ad appesantire ulteriormente il bilancio. Va specificato che oltre alla sanzione, l’Italia dovrebbe anche rivedere alcune procedure e normative relative al lavoro, specialmente nel settore scuola.
Come se ciò non bastasse, verrebbero anche stabiliti dei tempi molto ristretti entro cui il Governo sarà chiamato ad agire.
Le dichiarazioni di Valditara
In merito a ciò, si è espresso il Ministro del MIM Giuseppe Valditara:
“Prendo atto della decisione della Commissione europea che ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea perché si riducano le condizioni per il ricorso dei contratti a termine e affinché i docenti precari abbiano gli stessi scatti di anzianità degli insegnanti di ruolo, in nome di una piena parificazione dei diritti. Abbiamo sottoposto da tempo alla Commissione la necessità di rivedere il sistema di reclutamento dei docenti italiani previsto da un’intesa fra la Commissione e il precedente governo, superando le rigidità della riforma PNRR che creano un’oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tengono conto dei numeri del precariato che sono cresciuti negli scorsi anni. Attendiamo quindi fiduciosi che la parificazione dei diritti possa essere estesa ora anche alle forme di reclutamento”.
Dopo queste dichiarazioni, si è esposta anche Paola Frassinetti, Sottosegretario all’Istruzione e al Merito:
“In relazione alla decisione della Commissione europea sul precariato va detto che questo Governo è impegnato per risolvere questo annoso problema. Abbiamo ereditato dai governi precedenti una situazione alquanto negativa che è andata peggiorando con il passare degli anni. I diritti dei precari vanno difesi anche adottando misure più flessibili che possano coesistere con la riforma del PNRR. Non è con le sterili polemiche dell’opposizione che si può risolvere questa complessa questione che da tanto tempo è uno dei maggiori problemi della scuola italiana”.
In vista di ciò, si spera che questa situazione venga risolta e definita quanto prima, per evitare problematiche burocratiche, ma soprattutto per tutelare il personale ATA e gli insegnanti.