Uno studio internazionale condotto nell’ambito del programma PIRLS 2021 ha rivelato che l’uso di dispositivi digitali come computer e tablet nello studio non solo non aiuta gli studenti, ma può addirittura influire negativamente sui loro risultati scolastici, in particolare nelle competenze di lettura. L’indagine, presentata in Italia dalle studiose Margherita Emiletti e Laura Palmerio dell’Invalsi, insieme al presidente Roberto Ricci, ha coinvolto 222 scuole, 442 insegnanti, oltre 7.000 allievi e 5.000 genitori. Approfondiamo quanto è emerso dalla ricerca.
Pc e tablet nelle scuole provocano risultati inferiori
Secondo i risultati dell’indagine, gli studenti che non fanno uso di dispositivi digitali per le attività scolastiche ottengono risultati migliori nella lettura rispetto a quelli che invece si affidano a tali strumenti. Questa scoperta non può che farci interrogare sulle presunte virtù dell’apprendimento digitale. Inoltre, pone l’accento sulle modalità tradizionali di studio che sembrano ancora, e nonostante il progresso tecnologico, portare vantaggi significativi. Lo studio ha evidenziato inoltre un divario significativo nel punteggio di lettura tra gli studenti che frequentano scuole dove la maggioranza degli alunni proviene da famiglie benestanti e quelli che frequentano scuole con una maggioranza di studenti provenienti da famiglie economicamente svantaggiate.
In media, gli studenti delle prime scuole hanno ottenuto punteggi di lettura più alti, con un vantaggio di 31 punti rispetto ai loro coetanei delle scuole con una prevalenza di studenti svantaggiati economicamente. Dati che non possono che suscitare una certa preoccupazione sulla disparità nel sistema educativo, mettendo in luce come il contesto socio-economico degli studenti possa influenzare significativamente i loro risultati accademici. Non si può non considerare, inoltre, come la pandemia abbia reso ancora più evidenti tali disparità, poiché molte famiglie con risorse limitate hanno affrontato sfide aggiuntive nell’accesso all’istruzione online e alle risorse digitali.
Risultati in lettura migliori nelle scuole dove non ci sono problemi comportamentali
Un altro dato significativo emerso dallo studio consiste nel fatto che anche il contesto comportamentale delle scuole può avere un impatto significativo sulle prestazioni degli studenti, in particolare nelle competenze di lettura. Secondo i dati emersi dalla ricerca, condotta a livello internazionale, il 53% degli studenti frequenta scuole in cui non si riscontrano problemi rilevanti a livello comportamentale da parte degli studenti. Il 31% frequenta scuole con problemi minori, mentre il restante 16% frequenta scuole che affrontano problemi rilevanti.
La differenza nei risultati accademici è evidente: i primi conseguono punteggi di lettura mediamente superiori (+20 punti) rispetto a quelli delle scuole con problemi moderati o seri. Questa discrepanza, nella nostra Penisola, diventa particolarmente rilevante nel Sud Italia, dove gli studenti delle scuole nelle quali non si registrano problemi comportamentali hanno ottenuto risultati superiori di ben 40 punti rispetto a quelli delle scuole con problemi moderati o seri. Mettendo ancora una volta in evidenza il divario tra Nord e Sud e causando ulteriori preoccupazioni sulla disparità nell’istruzione e sulla necessità di affrontare i problemi specifici di determinate aree geografiche.
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