Maestra licenziata per aver tenuto una lezione di educazione sessuale
Così come avete letto dal titolo, una maestra è stata licenziata per il fatto di aver tenuto una lezione di educazione sessuale nella scuola elementare nella quale insegnava. Ma l’effettiva notizia non è tanto questa, avvenuta oramai diversi anni fa. Ma il fatto che, proprio in questi giorni, la Corte di cassazione ha ritenuto che il licenziamento sia stato legittimo. Come è possibile, e come sono andate esattamente le cose, lo approfondiamo sotto.
La lezione improvvisata di educazione sessuale
Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro. E tornare nel settembre del 2019. Era una normalissima mattina in una scuola primaria di Cesena, in Romagna – l’Istituto Dante Alighieri, per la precisione – quando due dei piccoli studenti hanno iniziato a litigare rivolgendosi “insulti” di natura sessuale. La maestra, ha così colto l’occasione per impartire loro una lezione di educazione sessuale. Lezione naturalmente improvvisata, nel senso che non era stata preparata e che non era neanche stata comunicata alla dirigenza. Questo particolare, a quanto pare, le sarebbe costato il posto. Già, perché è stata licenziata in tronco dal Ministero.
La docente, ritenendo il provvedimento preso sproporzionato rispetto a quanto accaduto, non ha accettato di buon grado la decisione, ma ha deciso di impugnarla di fronte al giudice. In particolare, lamentava il fatto di non essere stata informata adeguatamente sugli atti alla base della contestazione disciplinare. Inoltre, aveva sollevato dubbi circa la validità delle prove. Ad essere state prese in considerazione, infatti, erano state anche le dichiarazioni degli alunni.
Ricorso respinto in primo e secondo appello
Nonostante questo, aveva ricevuto esito negativo sia in primo grado dal Tribunale di Forlì, che in secondo grado dalla Corte d’Appello di Bologna. In entrambi i casi le era stato contestato il fatto che il tema trattato fosse estremamente delicato e che in alcuni bambini avesse provocato disagio e turbamento. Tanto che un gruppo di genitori aveva deciso di protestare di fronte alla preside. “Non ho fatto niente di male”, si era allora difesa la donna. “Ho mostrato un video su Youtube con la musica, gli studenti mi hanno chiesto se avevo una vita sessuale, anche con toni volgari, ma io gli ho risposto con i dovuti termini come facciamo noi insegnanti” (riporta Il Resto del Carlino). La maestra però non si è fermata qui, ed ha deciso di ricorrere in Cassazione. Purtroppo, però, anche in questo caso la legge ha ritenuto che il suo licenziamento sia stato motivato. E, per la terza volta, ha dato ragione al ministero dell’Istruzione.
Le motivazioni della Cassazione
Tra le motivazioni addotte dalla Corte di cassazione, il fatto che la maestra abbia improvvisato la lezione su argomenti delicati ed in mancanza di una preventiva programmazione. Oltretutto, in una classe nella quale aveva iniziato ad insegnare da poco e senza essersi prima coordinata con le altre insegnanti. In sostanza, la sezione Lavoro della Cassazione – stabilendo che sessualità e affettività siano tematiche delicate che non possono essere affrontate a scuola in maniera improvvisata – ha confermato quanto deciso dal Tribunale di Forlì e della Corte d’Appello di Bologna. Era stata la dirigente scolastica a comunicare alla maestra il licenziamento al termine di un colloquio tra le due, ma la maestra non aveva accettato la decisione fin dall’inizio.
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