Il recente rapporto redatto da Mario Draghi evidenzia le gravi carenze del sistema educativo europeo che potrebbero avere preoccupanti conseguenze per il futuro della transizione ecologica.
Il rapporto che Mario Draghi ha redatto per la commissione europea lancia un chiaro allarme: l’UE destina solo il 4,7% del PIL al finanziamento dei programmi educativi, una percentuale insufficiente a fronte delle sfide globali. In Italia, secondo l’ISTAT la percentuale scende addirittura al 4,2%.
Le sue criticità, però, non si fermano agli investimenti. Il rapporto individua nelle competenze STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) il punto dolente dell’istruzione europea. Infatti, nonostante l’Europa riesca a produrre laureati di alta qualità in queste materie, il numero non copre il fabbisogno di professionisti: l’UE forma circa 850 laureati STEM per milione di abitanti, un numero inferiore rispetto agli oltre 1.100 laureati statunitensi. Inoltre, come riportato anche dai dati OCSE-PISA, solo l’8% degli studenti europei raggiunge un alto livello di competenza in matematica, un dato decisamente inferiore rispetto ai coetanei dei Paesi asiatici, dove Singapore primeggia, seguita da Giappone e Corea del Sud. Queste mancanze sono aggravate dalla fuga di cervelli, poiché molti talenti cambiano continente in cerca di migliori opportunità lavorative.
Un ostacolo per la decarbonizzazione e il futuro del lavoro
Le conseguenze di queste lacune educative non si limitano all’istruzione, ma hanno un impatto diretto sull’economia e sulla transizione ecologica colpendo in modo particolare, la diffusione delle tecnologie digitali e la capacità dei lavoratori di adattarsi ai cambiamenti imposti proprio da queste nuove tecnologie. Secondo i dati del rapporto, quasi il 60% delle imprese europee ritiene che questa carenza rappresenti un ostacolo agli investimenti, e una percentuale simile segnala difficoltà nell’assunzione di specialisti TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), soprattutto contando che il 42% dei cittadini europei non possiede competenze digitali di base e tra questi il 37% sono lavoratori.
Questa situazione diventa particolarmente critica nel contesto della decarbonizzazione. L’adozione di tecnologie pulite richiede nuovi profili professionali e la mancanza di lavoratori qualificati nel settore delle tecnologie ambientali sta diventando sempre più evidente. Tra il 2019 e il 2023, i posti di lavoro vacanti nel settore della produzione di tecnologie pulite nell’UE sono raddoppiati; nel terzo trimestre del 2023, il 25% delle aziende ha segnalato difficoltà nel reperire personale qualificato.
Le previsioni per il 2035 sono ancora più preoccupanti, con una crescente carenza di lavoratori altamente qualificati proprio in settori che richiedono elevati livelli di istruzione. Questa situazione è destinata solo a peggiorare, se si pensa al pensionamento di molti lavoratori qualificati e ai continui mutamenti a cui ci ha abituato il mercato del lavoro contemporaneo.
Servono riforme strategiche per affrontare la crisi
Il rapporto Draghi propone una serie di misure per affrontare la carenza di competenze e rafforzare i sistemi educativi dell’UE. In primo luogo, è necessaria una revisione dei programmi di studio per allinearli alle mutate esigenze del mercato del lavoro; in quest’ottica diventa quindi cruciale coinvolgere datori di lavoro e altre parti interessate nella progettazione dei percorsi formativi per garantire che le competenze insegnate siano pertinenti e utili.
Un altro passo fondamentale riguarda l’adozione di un sistema comune di certificazione delle competenze a livello europeo che renda le qualifiche facilmente comprensibili e trasferibili tra i diversi paesi; se attuata, questa misura potrebbe migliorare l’occupabilità dei lavoratori e facilitare la mobilità tra le nazioni dell’UE.
Il rapporto evidenzia anche l’importanza di implementare l’apprendimento degli adulti. Attualmente, solo il 37% degli adulti europei partecipa a corsi di formazione continua, una percentuale che deve essere aumentata per raggiungere l’obiettivo del 60% fissato dall’Agenda europea per le competenze 2020. Anche la formazione professionale quindi deve essere rafforzata e standardizzata a livello europeo per garantire la coerenza e la qualità dell’offerta formativa.
Un nuovo programma per trattenere i talenti tecnologici in Europa
Per affrontare la fuga di cervelli, il rapporto suggerisce un nuovo Programma di acquisizione delle competenze tecnologiche che includerebbe un sistema di visti per studenti, laureati e ricercatori nei settori tecnologici, oltre a borse di studio e tirocini presso centri di ricerca e istituzioni pubbliche in tutta l’UE. L’obiettivo del programma sarebbe quello di attrarre e trattenere i talenti tecnologici nell’UE, stimolando così l’innovazione e colmando le lacune di competenze che minacciano la competitività del continente.