Masaniello: la biografia e la rivolta
Torniamo a parlare della storia e del nostro passato e, questa volta, lo facciamo raccontandovi la storia del famoso Masaniello, narrandovi le sue avventure, le sue gesta e il suo coraggio. Ci troviamo nel 1600 in un’Italia con grosse difficoltà, e nello specifico, nella città di Napoli. Ci teniamo oggi a soffermarci su questo personaggio, passato alla storia per il suo anime ribelle e rivoltoso, perché pensiamo che possa essere un esempio positivo di chi voleva cambiare la situazione intervenendo in una situazione di difficile controllo e gestione. Procediamo per gradi, andiamo a conoscerne insieme la biografia per poi soffermarci sulla rivolta che lo ha visto protagonista.
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Masaniello: la biografia
Il suo vero nome era Tommaso Aniello, era un bel ragazzo, non molto alto e con i capelli castani. Era contraddistinto da un animo sempre allegro e vitale e nella vita faceva il pescivendolo come il padre. Nacque a Napoli il 26 giugno del 1620 in una casa che affacciava sulla strada di fronte Piazza del Mercato. Come tante altre persone, si sentiva vittima di un governo che non era affatto in grado di gestire la situazione. A quei tempi, Napoli era nelle mani del Duca d’Arcos che controllava la città a nome di Filippo VI di Spagna. La popolazione dimostrava un malcontento generale che spesso sfociava in atti di ribellione, come quella portata avanti da Masaniello e di cui ora andremo a parlare nello specifico.
Masaniello: la rivolta a cui fece capo
La mattina del 7 luglio del 1647 un ortolano si rifiutò di pagare una tassa scatenando, così, una situazione non facile da gestire. Masaniello si trovava lì, assistette alla scena e, non riuscendo a starsene in silenzio, gridò “Viva il Sovrano, morte al malgoverno”. I napoletani si sentirono subito coinvolti e, seguendo Tommaso, diedero fuoco ai palazzi nobiliari, alle case dei ricchi e ai registri delle imposte. In seguito a questo primo atto di ribellione, si passò alla richiesta di parità di diritti tra ricchi e popolani, al capo dei quali c’era lui, Masaniello, che divenne un vero e proprio capopopolo. In seguito iniziò a nutrire un forte astio nei confronti degli oppressori in carcere dove conobbe Marco Vitale che lo mise in contatto con Giulio Genonimo, sacerdote rivoluzionario che nutriva una forte avversione nei confronti della nobiltà. Tra i due si instaurò un forte legame tanto che, col passare del tempo, Genonimo divenne la mente delle azioni di Tommaso. Con il passare del tempo, però, Masaniello iniziò a mostrare segni di pazzia, pensava di essere vittima di una congiura in quanto erano in tanti a volere la sua morte. Da populista convinto quale era, iniziò ad eliminare i nemici politici e ad organizzare stragi degli oppositori allontanandosi anche da Geronimo. Proprio quest’ultimo, divenuto capo dell’ordinamento forense napoletano, lo uccise il 6 luglio e dopo la sua morte non si riuscì mai a stabilire la pace tra il popolo e i nobili.
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