Maturità 2023: tutto torna come prima della pandemia, l’annuncio
Non ci sono belle notizie per gli studenti del quinto anno del liceo che si apprestano a sostenere l’esame di maturità in questo anno scolastico. Il ministro dell’istruzione del merito Valditara ha infatti annunciato che la prova tornerà come al periodo pre-pendmia. “Prima di decidere ho sentito esperti e addetti ai lavori. Alla fine è parsa la soluzione più ragionevole. Se dovesse funzionare male, si interverrà, ma l’idea che si cambi la maturità solo per mettere un timbro trovo sia inappropriata“, ha dichiarato lo stesso ministro. Già lo scorso anno era stata introdotta di nuovo la seconda prova, con sommo dispiacere dei ragazzi, ma quest’anno addirittura potrebbe tornare tutto come un tempo, come se il Covid non avesse cambiato nulla nel settore scolastico.
Maturità 2023: tutto torna come prima della pandemia, le proteste
Gli studenti non vogliono questo ritorno al passato, come ha fatto sapere Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi: “Si ripropone ancora un’altra volta un esame che non è espressione del percorso dello studente. Non si riesce a comprendere come estrarre a sorte una busta possa essere il fondamento per una valutazione finale. Dopo due anni di pandemia sarebbe stato possibile e necessario ripensare sistematicamente i metodi scolastici: superare la didattica frontale, superare la valutazione numerica, superare la bocciatura. Superare quindi anche un esame di maturità antiquato, incapace di stimolare la crescita dello studente“. Notarnicola si stupisce in questo non c’è stata alcuna opportunità di discutere su questa tematica, ma la decisione è stata presa senza ascoltare le esigenze degli studenti. Punto e basta.
Maturità 2023: tutto torna come prima della pandemia, la nota
Anche l’Ufficio di Coordinamento Nazionale delle Consulte Provinciali degli Studenti chiede di non cambiare l’esame di Maturità in modo tale da considerare di più l’impegno degli studenti nel corso degli anni e non solo nella prova finale. “Come rappresentanti nazionali degli studenti abbiamo posto l’attenzione sulla necessità di rendere la scuola un luogo di formazione della persona e del cittadino in maniera completa, privilegiando la comprensione, il dibattito e la riflessione critica rispetto al nozionismo mnemonico. Questo indirizzo formativo lo abbiamo declinato anche sul tema di più stretta urgenza: l’esame di stato. Abbiamo chiesto che la valutazione d’uscita sia il più possibile centrata sul percorso quinquennale dello studente – durante il quale affronta centinaia di verifiche, domande e interventi- e non su una prova finale di pochi giorni e che si tiene in un clima di pesante stress e difficoltà“, si legge in una nota.
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