Grave minaccia ad una preside di un liceo romano – “Falcone vent'anni fa è morto, Melissa ha fatto la stessa fine, la mafia non si limiterà a una bombola di gas. Domani al Lucrezio Caro parecchi ragazzi moriranno. Bomba”: ecco, è questo l’agghiacciante sms ricevuto mercoledì sera, intorno alle 21, da Anna Rita Tamponi, preside del liceo classico di via Venezuela a Roma. Un sms mandato al suo cellulare privato da un numero anonimo. Da una cabina telefonica nei pressi di via Boccea, per l’esattezza. La donna ha subito avvisato le forze dell’ordine e, nel cuore della notte, gli agenti della Digos hanno passato al setaccio l’intero istituto, da cima a fondo. Con lei presente. Per fortuna non è stato trovato nessun ordigno e nessun oggetto che potesse destare sospetti, fatta eccezione per della colla versata nella serratura di un cancello esterno.
Alle minacce si risponde con un'invito alla lotta conto l'illegalità – La mattina successiva, dunque, gli studenti si sono seduti dietro i rispettivi banchi come fanno tutti i giorni; poi, suonata la campanella della ricreazione, la dirigente li ha radunati per informarli sull’accaduto. “Ho spiegato ai ragazzi – è il suo racconto – che non bisogna lasciarsi intimorire, la cultura non ha paura ed è l'unica arma che abbiamo – racconta la Tamponi – le lezioni andranno avanti e la scuola resterà sotto il controllo della polizia. Sul sito ho pubblicato una lettera per le famiglie per non creare allarmismi. E' l'unica risposta possibile a quelle minacce”. Ancora una volta, dunque, il mondo della scuola ha risposto con l’unica arma a disposizione: il coraggio. La determinazione. La voglia di un mondo migliore. Certo, qualcuno fra i genitori si è precipitato a scuola per portar via i propri figli, ma si è trattato di una minoranza. Gli altri sono rimasti e rimarranno al loro posto. Chi può aver mandato un simile, deplorevole messaggio? Un mitomane, un fanatico, un criminale? Di certo, qualcuno che aveva l’obiettivo di seminare il panico. La polizia gli sta dando la caccia, anche se prenderlo non sarà facile. Esaltare il potere mafioso e “usare” la morte di Melissa sono due cose che non conoscono giustificazione. Ma l’importante è non mollare, i giovani – per fortuna – non hanno alcuna intenzione di farlo.