Il Ministro dell’Istruzione ha firmato il decreto per la valorizzazione dei docenti con i nuovi criteri per l’attribuzione delle relative risorse. Il provvedimento attua quanto previsto dal decreto PNRR 2 convertito in legge che ha introdotto importanti novità nel testo della riforma del reclutamento e della formazione docenti 2022. In particolare, reca in sé i criteri che attribuiranno maggiore valorizzazione degli insegnanti. Vediamo di cosa si tratta e come verrà attuato.
Bianchi firma il decreto per la valorizzazione dei docenti
Con la firma del decreto apportata dal Ministro Patrizio Bianchi verrà dato maggiore peso alla continuità didattica e alla sede di lavoro. Ciò significa che verranno tenuti in conto sia il numero anni di permanenza nella medesima scuola che stia in una provincia diversa da quella della propria abitazione, che il fatto di insegnare da più anni in istituti di territori che presentano condizioni socio-economiche più disagiate, a maggiore dispersione scolastica o a rischio di spopolamento. Nel caso in cui entrambe presenti, queste condizioni daranno vita ad una maggiore valorizzazione economica.
Il decreto sarà disponibile a breve sul sito del Ministero. Il testo della riforma del reclutamento degli insegnanti era stato pubblicato con la legge 29 giugno 2022, n. 79 di conversione del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.150 del 29-06-2022. E aveva introdotto modifiche al testo sulla riforma del reclutamento degli insegnanti contenuto nel decreto. Il provvedimento legislativo ha di fatto cambiato alcune delle nuove regole per l’accesso alla carriera di docente e per il reclutamento degli insegnanti.
Maggiore valorizzazione degli insegnanti
Saranno 24 milioni di euro all’anno quelli stanziati e che andranno a costituire il fondo economico per garantire la valorizzazione retributiva degli insegnanti. Gran parte di questi – circa l’80% – andrà ai docenti che non hanno ottenuto mobilità, assegnazione provvisoria o utilizzazione. E che non abbiano neanche ricevuto incarichi di insegnamento a tempo determinato. Esistono, tuttavia, dei requisiti indispensabili affinché ciò avvenga. Ovvero, il servizio dovrà essere stato effettivamente prestato per almeno 180 giorni, (120 di questi per le attività didattiche).
Arriva così l’indennità per continuità didattica e sede di lavoro che andrà ad incrementare lo stipendio dei docenti che vantino i requisiti sopra elencati. Un passo in avanti nei confronti di una maggiore valorizzazione degli stessi, specie alla luce del fatto che la carriera di insegnante, in Italia, non preveda scatti di carriera o promozioni. Lo sviluppo di carriera – che nel decreto viene definita come “formazione continua incentivata su base volontaria” – non sarà più legato all’anzianità di servizio, ma a una formazione continua che prevede uno scatto ogni 4 anni. Previo superamento di verifiche e colloqui presso un apposito comitato di valutazione.
Leggi anche:
- Riforma scuola, si dimette il consulente del ministro Bianchi
- Riforma scuola: oggi il testo alla Camera tra proteste e manifestazioni
- Ddl Riforma Scuola: respinti gli emendamenti dell’opposizione
- Riforma scuola: ecco il testo definitivo