Naspi e dimissioni volontarie: cosa cambia nel 2025 - Studentville

Naspi e dimissioni volontarie: cosa cambia nel 2025

Dimissioni volontarie e Naspi, cosa prevede il nuovo emendamento per il 2025 in fatto di contribuzione maturata dal nuovo impiego.
Naspi e dimissioni volontarie: cosa cambia nel 2025

Naspi e dimissioni volontarie nel 2025, le novità

Naspi e dimissioni volontarie: ci sono novità all’orizzonte per il 2025. Il nuovo emendamento dei relatori della manovra finanziaria stabilisce che, in caso di dimissioni volontarie da un lavoro a tempo indeterminato nei 12 mesi precedenti, bisognerà avere un certo numero di settimane di retribuzione dal nuovo lavoro per ottenerla. Ma facciamo chiarezza.

Cos’è la Naspi

Partiamo proprio dalla NASpI (ovvero la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego). Si tratta di un’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS a favore dei lavoratori subordinati che perdono involontariamente il lavoro. La NASpI non è accessibile a chi si dimette volontariamente, salvo che per giusta causa, né ai dipendenti pubblici o agli operai agricoli. La durata del beneficio dipende dalle settimane di contributi versati negli ultimi 4 anni e può arrivare fino a 24 mesi.

L’importo è calcolato sulla base della retribuzione media mensile degli ultimi anni, con un tetto massimo. La domanda va presentata online tramite il portale INPS o tramite un patronato, ed è possibile richiederla entro 68 giorni dalla cessazione del contratto di lavoro. I pagamenti avvengono mensilmente, con decorrenza dall’ottavo giorno successivo alla fine del rapporto di lavoro, se la domanda viene presentata tempestivamente.

Naspi e dimissioni volontarie: quando spetta

Attualmente, hanno diritto alla NASpI i lavoratori con contratto di lavoro subordinato che abbiano versato almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti la cessazione del rapporto di lavoro e abbiano lavorato per almeno 30 giorni nel corso dell’anno precedente.

La NASpI spetta in caso di dimissioni volontarie solo se avvengono per giusta causa, ovvero quando il lavoratore si dimette a causa di gravi motivi che rendono impossibile proseguire il rapporto di lavoro. Come ad esempio per il mancato pagamento dello stipendio, per mobbing, per modifiche del contratto che tendono a peggiorare le condizioni di lavoro senza consenso, o per molestie sul lavoro. Le dimissioni per giusta causa devono essere provate e dichiarate all’INPS durante la domanda.

Non spetta, invece, in caso di dimissioni volontarie senza giustificazione valida. Rimane invece garantita se la dimissione avviene durante il periodo di maternità tutelato, entro il primo anno di vita del figlio.

Naspi e dimissioni volontarie 2025: cosa cambierà

La situazione appena descritta cambierà nel 2025. Secondo l’emendamento citato in apertura, un lavoratore che si sia dimesso volontariamente da un contratto a tempo indeterminato nei 12 mesi precedenti potrà accedere alla NASpI in caso di licenziamento da un nuovo lavoro, a condizione che abbia maturato almeno 13 settimane di contribuzione durante il nuovo impiego.

La modifica è stata introdotta al fine per contrastare pratiche elusive, come le riassunzioni strategiche mirate a consentire l’accesso alla NASpI o a evitare il pagamento del ticket di licenziamento da parte delle aziende. Quest’ultimo è un contributo obbligatorio che i datori di lavoro privati devono versare in caso di cessazione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, quando il lavoratore ha diritto all’indennità di disoccupazione.

Per il 2024, l’importo è stato fissato a 635,67 euro per ogni anno di servizio completato e a 52,97 euro per ogni mese di anzianità.

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Foto apertura di fauxels via Pexels

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