Il XXV Rapporto AlmaLaurea 2023 sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, ha fatto emergere significativi dati riguardo l’istruzione e il lavoro in Italia. Da quanto raccolto, è emerso che, mentre l’età media di conseguimento della laurea è scesa a 25,6 anni, il voto medio ha raggiunto un nuovo record di 104/110, con un aumento di mezzo punto rispetto all’anno precedente. Ma non sono le uniche notizie che segnalano un cambiamento.
Cresce l’emigrazione degli studenti meridionali
Gli strascichi dell’emergenza Covid sono infatti ancora presenti. E anche se gli stipendi sono cresciuti per quanto riguarda il valore nominale, stanno subendo l’erosione del potere d’acquisto a causa dell’inflazione. Ma c’è un aspetto che, più degli altri, sta catturando l’attenzione degli esperti: il fenomeno dell’emigrazione degli studenti e, ancora di più, dei laureati delle regioni del Sud. Aspetto che mette in luce la mancanza di politiche sociali volte a mettere i neolaureati nelle condizioni di poter lavorare nella propria zona di origine.
Dopo la fine del Covid i percorsi di studio sono tornati alla normalità con grande soddisfazione dei laureati, che valutano positivamente i corsi. Tuttavia, permane l’insoddisfazione per i servizi del diritto allo studio. Ed in particolare, per ciò che concerne gli affitti, il costo e la qualità degli alloggi (non è di molto tempo fa la notizia riguardante lo studente che vive in 9 mq per 650 euro al mese). La mobilità per motivi di studio coinvolge il 28,6% degli studenti meridionali, mentre la mobilità lavorativa riguarda il 33,3% dei laureati di primo livello e il 47,5% dei laureati di secondo livello del Sud. Questo fenomeno è meno pronunciato al Nord.
Maggiore interesse per la «work-life balance»
A cambiare sono anche le aspettative nel mondo del lavoro: è cresciuto l’interesse per la work-life balance, con una maggiore disponibilità allo smart working. La stabilità lavorativa è prioritaria per la maggioranza dei laureati. Sono due su tre a prediligerla, più della possibilità di fare carriera e persino più di un buon guadagno. Nel 2022, il tasso di occupazione ad un anno dalla laurea è stato del 75,4% per i triennali e del 77,1% per i magistrali. Gli stipendi nominali sono in aumento, ma in termini reali si registra una riduzione.
Niente di sorprendente per quanto riguarda il divario tra lavoratrici e lavoratori. Le differenze di genere nel mondo del lavoro persistono: ad un anno dalla laurea, gli uomini guadagnano in media 70 euro netti in più al mese e hanno maggiori possibilità di essere assunti. Le donne, nonostante siano in maggioranza (59,7%), diminuiscono nelle fasi successive degli studi universitari. Importante è anche la significativa disparità retributiva tra le regioni, con chi lavora al Nord che guadagna in media 101 euro netti in più rispetto al Mezzogiorno. Il divario salariale aumenta significativamente per i laureati che lavorano all’Estero, con oltre 600 euro netti in più al mese rispetto a quelli che lavorano nel Mezzogiorno.
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