Siamo in Salento, in un liceo della provincia di Lecce. Uno studente ha condiviso, in una chat di gruppo, un fotomontaggio che ritrae la preside della propria scuola nelle vesti di un ufficiale nazista, con l’inconfondibile simbolo delle SS sul braccio sinistro. Un gesto che non è passato inosservato. Nei giorni scorsi la vicenda è di nuovo finita davanti al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) di Lecce, che ha confermato il provvedimento disciplinare già adottato lo scorso febbraio: il ragazzo verrà sospeso per 5 giorni.
È doveroso precisare che lo studente non è l’autore del fotomontaggio, ma questo non basterebbe comunque a scagionarlo e a giustificare la gravità del suo gesto. L’immagine della preside vestita da ufficiale delle SS è apparsa per la prima volta nei bagni della scuola. Sarebbe poi stata fotografata dal ragazzo e inviata a una chat di gruppo (condivisa con altri tre studenti), a suo padre e a un ex alunno del liceo.
Un’immagine che evoca il nazismo
Per l’avvocato Vincenzo Perrone, il gesto dello studente non avrebbe nessun intento denigratorio nei confronti del dirigente scolastico, né tantomeno avrebbe il proposito di incentivare o promuovere idee a sfondo razziale o nazista. L’avvocato ha infatti sostenuto che condividere una foto, tra i più giovani, è più che altro un modo di mostrare qualcosa che possa suscitare interesse e curiosità senza porsi tante domande.
I giudici però non la pensano così, e valutano la condotta del ragazzo all’interno di una cornice ben diversa: dal loro punto di vista, l’accostamento della preside al nazismo è un gesto grave e condannabile. Per quanto in chiave ironica, infatti, l’immagine evocherebbe una delle tragedie più cupe della storia dell’umanità, culminata nei campi di concentramento, con la deportazione e il massacro di milioni di vittime in nome di una presunta e del tutto infondata superiorità di razza. Così si pronuncia il Tribunale Amministrativo Regionale sulla questione: “Il fatto di riprendere con il telefono cellulare immagini aventi un retroterra storico di questo tipo, e ampliarne la diffusione mediante invio ad altri soggetti (non ha alcun rilievo il fatto che la diffusione sia avvenuta senza utilizzare la rete internet), è condotta quanto mai grave, che impone un’adeguata sanzione. E sul punto, la sanzione irrogata (3 giorni di sospensione con allontanamento dalla comunità scolastica, più 2 ulteriori giorni di sospensione convertiti in un lavoro personale di ricerca) può ritenersi senz’altro proporzionata alla gravità della condotta porta in essere dal ricorrente”.
Leggi anche:
- USA, chiede di raccogliere cotone agli alunni di colore: insegnante sospeso
- Studentessa denuncia anni di molestie sessuali da parte di un professore