Dipendenza da smartphone come dalla cocaina: l’indagine
I cellulari in aula non si possono usare e la circolare del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è stata allegata ad un documento di 4 anni fa che porta la firma dell’ex senatore di Forza Italia Andrea Cangini. Si tratta di una ricerca dedicata all’abuso di internet e degli strumenti digitali per gli adolescenti: “Ci sono i danni fisici: miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscoloscheletrici, diabete. E ci sono i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia“, si legge nel documento in questione.
Dipendenza da smartphone come dalla cocaina: le dichiarazioni
A preoccupare maggiormente però è la perdita di facoltà mentali essenziali, ossia la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica. Nel dettaglio secondo il relatore Cangini che ha seguito questo studio “sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani. Niente di diverso dalla cocaina. Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche“. Queste dichiarazioni hanno il sostegno “ciascuno dal proprio punto di vista scientifico, la maggior parte dei neurologi, degli psichiatri, degli psicologi, dei pedagogisti, dei grafologi, degli esponenti delle Forze dell’ordine auditi. Un quadro oggettivamente allarmante, anche perché evidentemente destinato a peggiorare“.
Dipendenza da smartphone come dalla cocaina: cosa fare
Non a caso proprio dal 2007, anno in cui ha esordito il primo smartphone, depressioni e suicidi tra i giovanissimi hanno raggiunto percentuali mai viste prima di allora. Sono quasi raddoppiati e questi dati sono in ascesa. La stessa tendenza riguarda casi di anoressia, autolesionismo e bulimia. Stiamo parlando di disagi sempre esistiti per i giovanissimi che attualmente sono in aumento a causa delle chat e dei social. “Tutte le ricerche internazionali citate nel corso del ciclo di audizioni giungono alla medesima conclusione: il cervello agisce come un muscolo, si sviluppa in base all’uso che se ne fa e l’uso di dispositivi digitali (social e videogiochi), così come la scrittura su tastiera elettronica invece della scrittura a mano, non sollecita il cervello. Il muscolo, dunque, si atrofizza”, conclude il rapporto.
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