Era stata condannata a sei anni e cinque mesi in primo grado. La condanna è stata confermata anche dalla corte d’appello di Firenze. Stiamo parlando della donna che era rimasta incinta di un minore al quale la stessa dava ripetizioni d’inglese. La trentaquattrenne di Prato, operatrice sanitaria che non solo ebbe una relazione con un allievo di soli 13 anni al quale dava ripetizioni della lingua straniera, ma che rimase incinta e partorì un figlio dello stesso dovrà quindi pagare di fronte alla legge. Il marito, che il tribunale aveva condannato per essersi attribuito la paternità del piccolo, pur sapendo di non esserne il padre (almeno a quanto sostiene l’accusa) è stato invece assolto.
Incinta di allievo minorenne, tribunale conferma condanna
Entrambi erano presenti nell’aula del tribunale ad ascoltare la lettura della sentenza, quindi sono andati via insieme senza rilasciare dichiarazioni. A dire qualcosa sono stati invece gli avvocati della coppia, che all’uscita del tribunale hanno dichiarato: “Aspettiamo di leggere le motivazioni della decisione”. Ed ancora: “Fin dall’inizio sapevamo che questo processo si sarebbe celebrato in tre gradi di giudizio”.
Già. Perché è chiara la loro posizione unitamente a quella dei loro assistiti. Sostengono infatti che, nonostante minorenne, il ragazzino all’epoca dei fatti fosse comunque consapevole di quanto stesse succedendo. E che il giudizio della corte dovrebbe liberarsi delle “zavorre etiche e morali proprie della vicenda”. Ritengono inoltre che, ad oggi, non ci siano prove che i rapporti sessuali tra i due abbiano avuto inizio prima del compimento dei 14 anni del giovane. Questo è un dato importante in quanto a tale età, in base alla legge italiana, si può esprimere il proprio consenso ad avere rapporti sessuali. I legali hanno infine posto l’accento sulla disparità di trattamento tra uomini e donne sostenendo come ciò che viene eticamente considerato accettabile se compiuto da un uomo, non lo è allo stesso modo se posto in essere da una donna.
Incinta di allievo minorenne, la posizione della difesa
Non la pensano evidentemente così i genitori del ragazzino ed i loro avvocati, i quali sostengono che la donna abbia sequestrato a tutti gli effetti il loro figlio e che l’abbia coinvolto in una relazione sperando di rimanere incinta. Non solo, secondo l’accusa, la donna avrebbe usato il neonato nato da questa relazione, come arma di ricatto per tenere legato a sé il minorenne (che oggi ha 18 anni). Sarebbe stato allora che, pressato dalle minacce, il giovane avrebbe raccontato tutto alla famiglia. Da qui sarebbe scattato l’inizio delle indagini.
Leggi:
- Liceo Montale: preside assolta, nessuna violazione al codice disciplinare
- Restare incinta: 10 miti da sfatare