Sospesa una maestra a Roma: il fatto
Un’insegnante di matematica e inglese a Roma, nello specifico dell’Istituto comprensivo Carlo Levi, nel quartiere Fidene, è stata sospesa dopo due anni di gesti inconsulti compiuti nei confronti di bambini di prima e seconda elementare. A denunciare i fatti è stata la presidente del Consiglio d’Istituto Tiziana Cagnazzo, nel programma radiofonico Gli Inascoltabili di New Sound Level, come riporta Il Corriere della Sera: “Non ce l’abbiamo con la maestra che ha patologie certificate”. In effetti la docente in questione ha proseguito a lavorare nonostante vari TSO (trattamenti sanitari obbligatori) e proprio per questo motivo i genitori puntano il dito contro la stessa preside. Ma ricostruiamo l’accaduto passo passo.
Sospesa una maestra a Roma: tutta la storia
Urla contro gli studenti, sigarette accese a scuola e frasi senza senso sono solo alcuni degli episodi degli ultimi due anni. In realtà ci sono fatti più gravi, come far disegnare ai piccoli i gironi dell’inferno chiedendo loro di mettere all’interno i nomi dei compagni che avrebbero voluto vedere morti. Un’altra volta ha aggredito un ragazzino disabile chiedendogli perché l’aveva presa a calci tutta la notte: dopo questo episodio la famiglia del piccolo ha sporto denuncia, senza dimenticare l’esposto già firmato da più di 60 genitori alla fine del 2020.
Sospesa una maestra a Roma: cos’è successo
A quel punto i bimbi si rifiutavano di andare in classe a seguire le lezioni: “Mio figlio la domenica aveva attacchi d’ansia, – ha continuato la Cagnazzo – ma alcuni bambini sono arrivati a farsi la pipì a letto per lo stress”. Inizialmente le è stata lasciata solo la cattedra di inglese, lasciando la lezione di questa materia all’ultima ora per permettere ai genitori di far uscire i bambini un’ora prima, tuttavia i problemi sono continuati. Sono stati trovati anche dei simboli massonici disegnati alla lavagna. Ha detto la sua in merito anche la ministra per le Disabilità, Erika Stefani: “Auspichiamo sia fatta chiarezza il prima possibile. Ci uniamo alla preoccupazione di studenti e famiglie. Se le accuse dovessero rivelarsi vere sarà sicuramente fatta giustizia. Ricordiamo che la scuola è il primo luogo nel quale gli alunni passano la propria vita e dovrebbe essere sempre un posto di inclusione”.
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