Si è parlato molto, nei giorni scorsi, del caso della scuola primaria Bissolati di Cremona riguardante la polemica sorta a seguito dell’insegnamento della canzone coloniale del fascismo “Faccetta nera“. Secondo quanto riportato dall’Ansa, l’origine del malinteso sarebbe stata un confronto tra genitori e insegnanti in un consiglio di interclasse sull’insegnamento dei valori della Resistenza. Alcuni genitori avrebbero accusato i docenti di parlare di “Faccetta nera” e “Bella ciao”, canzoni che secondo loro non avrebbero alcun valore educativo. La dirigenza e gli insegnanti, dal canto loro, hanno fatto sapere che si trattava di un percorso di confronto per riflettere sulla Liberazione e sulla storia del nostro paese.
Insegnare Faccetta Nera a scuola: i genitori protestano
Ci ha pensato la preside della scuola, Daniela Marzani, a fare chiarezza sull’incidente, affermando di non avere alcuna intenzione di insegnare “Faccetta nera” a scuola, e di non essere mossa da alcun approccio politico. Si è trattato, come la dirigente ha tenuto a far sapere, semplicemente di una riflessione a livello storico.
Ha precisato che il progetto educativo musicale era stato travisato, e che si era verificato un equivoco durante il consiglio di interclasse, al quale la stessa non era potuta essere presente. Ha sottolineato inoltre come la riunione tra genitori e insegnanti avrebbe dovuto rispettare il buon senso, e che i problemi si risolvono nell’interclasse, non sulla stampa. Cosa che non è accaduta in quanto i genitori hanno pensato bene di avvisare i media e di affidare a questi le proprie lamentele. Peraltro, come poi scoperto, del tutto infondate.
La preside chiarisce: è stato un equivoco
“Fossi stata presente alla riunione avrei invitato tutti a una riflessione più prudente per evitare contestazioni di questo genere ma cerchiamo di parlare delle risorse e delle questioni vere della scuola senza alimentari casi sul nulla”.
Ha detto la dirigente scolastica. La canzone incriminata, “Faccetta nera” è stata scritta da Renato Micheli e musicata da Mario Ruccione nell’aprile del 1935. Racconta la storia di un soldato italiano in partenza per l’Africa che promette “un’altra legge e un altro re” a una “moretta” dell’odierna Etiopia. La canzone elogia l’imperialismo italiano e l’espansione coloniale in Africa durante il ventennio fascista, celebrando la superiorità culturale e morale degli italiani sui popoli colonizzati.
Ed è stata utilizzata dal regime fascista come strumento di propaganda per promuovere la conquista dell’Africa orientale italiana e per invogliare i giovani italiani a partecipare alla guerra. Per questo motivo, è considerata altamente controversa e viene spesso associata all’ideologia fascista e alla discriminazione razziale. Oggi la canzone viene contrapposta a “Bella ciao”, canto partigiano per eccellenza, ma non esente da critiche.
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