La storia di Nina Rosa Sorrentino, una ragazza di 19 anni con la sindrome di Down che ha dovuto rinunciare all’idea di sostenere l’esame di Maturità nel Liceo Sabin di Bologna, sta facendo molto discutere in questi giorni. Oltre a suscitare una grande tristezza ed un forte senso di ingiustizia. I suoi genitori hanno deciso loro malgrado di ritirarla manifestando la propria contrarietà alla decisione dell’istituto. Chi si è occupato dell’ammissione agli Esami di stato, ha ritenuto infatti che la ragazza non fosse in grado di sostenerlo. Nina ha così dovuto lasciare la scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta classe. Ma come sono andate esattamente le cose?
Nina non potrà sostenere l’esame di stato: la scuola glielo nega
La famiglia della ragazza aveva chiesto fin dall’inizio del triennio che venisse modificato il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, in modo da passare dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti. La differenza tra i due sta nel fatto che, mentre il primo alla fine del quinquennio fa ottenere un semplice attestato di competenze, il secondo permette l’ammissione all’esame di Maturità. Tale Pei era stato deciso per Nina dal consiglio di classe e le avrebbe portato, alla fine della scuola, un attestato di competenze senza alcuna validità.
Inizialmente i genitori della ragazza non avevano sollevato obiezioni per non creare fin da subito contrasti con la scuola. Erano forti del fatto che si trattava di un percorso che avrebbero potuto modificare anche in seguito. Ma, alla loro richiesta, si sono visti negare il consenso, nonostante il parere favorevole della neuropsichiatra infantile del gruppo di lavoro. Queste le parole della dirigente scolastica in merito:
“Per Nina si tratta di un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare senso di frustrazione nella ragazza.”
Nina si ritira da scuola a tre mesi dalla maturità
La decisione di ritirare la studentessa dalla scuola, a meno di tre mesi dalla fine della quinta, è stata l’unica soluzione che la famiglia ha trovato per non far perdere alla figlia la possibilità di riprovarci l’anno prossimo. L’auspicio è che il prossimo anno scolastico la ragazza possa essere ammessa all’esame di Stato. Quella di Nina è una storia che, purtroppo, riaccende i riflettori sulla difficoltà delle persone con disabilità di accedere all’istruzione e alle opportunità di sviluppo personale e professionale. Ma pone anche l’accento sull’importanza della sensibilizzazione e dell’attenzione dei dirigenti e del personale scolastico confronti di queste problematiche.
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