I voti in pagella sono uno dei maggiori incubi di tutti gli studenti. Da tali valutazioni dipende la nostra ammissione, o meno, al nuovo anno scolastico. Ma anche numerose libertà che i nostri genitori ci concedono. Quante volte ci siamo sentiti dire… “Prendi dei bei voti e potrai andare alla festa”. O a qualsiasi altro evento richieda di ottenere un permesso da mamma o papà. Perché ne parliamo oggi? Perché a Pesaro ci sarebbe una svolta in proposito: il preside di un istituto agrario avrebbe proposto di abolirli. Può farlo? E come si ovvierebbe alla loro scomparsa? Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Preside abolisce i voti in pagella
Il preside in questione, intervistato da “Il resto del Carlino”, ha dichiarato che vorrebbe sostituirli con “autovalutazioni per tenere monitorate le proprie conoscenze”. Ed ha anche aggiunto:
“La riforma dei professionali ci permette di attuare un percorso rivoluzionario il cui primo obiettivo è stroncare la dispersione scolastica, cioè l’abbandono precoce del percorso di studi. L’idea è di rimodulare le unità didattiche. Intensificheremo le ore di materie pratiche al biennio”.
In realtà, l’abolizione dei voti in pagella interesserebbe gli anni successivi ai primi due. Durante questi, infatti, si presuppone che gli studenti abbiano un’età inferiore ai 16 anni, ovvero sottoposti ad obbligo formativo. Durante tale biennio, quindi, sarebbe emessa la comune pagella attestante le valutazioni sul rendimento dei ragazzi da parte del corpo docente. In caso di valutazione insufficiente gli studenti avrebbero comunque la possibilità di rimediare con gli esami di riparazione a settembre. O, nei casi meno fortunati, si verrebbe bocciarti ripetendo, così, l’anno.
Successivamente, venuto meno l’obbligo formativo, gli studenti degli istituti professionali avrebbero la possibilità di andare a lavorare con alle spalle un buon bagaglio di conoscenze a riguardo.
Perché il preside vuole abolire i voti in pagella
Ma allora, dove sta la motivazione che ha spinto il preside a tale decisione? Secondo l’uomo, ma non solo secondo lui, probabilmente, chi si iscrive ad un istituto professionale lo fa con la precisa intenzione di andare a lavorare molto prima di terminare un lungo percorso formativo tra scuola superiore, università ed alle volte anche master o stage.
Chi arriva in un istituto professionale (alzi la mano chi non lo abbia pensato), ci si aspetta di svolgere parecchie ore di pratica a fronte di un piccolo numero di ore dedicate allo studio. Nel momento in cui ci si accorge, invece, di dover studiare quelle stesse materie che avrebbe voluto evitare (storia, italiano, matematica, ad esempio) inizia il suo lento calvario. Che, tradotto, significa essere costretto a studiare concetti e materie delle quali poco gli importa. E’ proprio per evitare di amplificare tale situazione rendendola insostenibile che il preside ha deciso di adottare l’abolizione dei voti in pagella. Il collezionarne di bassi non fa che interferire sull’umore e sul rendimento globale degli studenti. E può solo risultare controproducente alla loro carriera scolastico/lavorativa.
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