Gli episodi di violenza nelle scuole sono purtroppo all’ordine del giorno. Questa volta, però, i protagonisti non sono degli alunni, bensì chi dovrebbe dare loro il buon esempio. Ovvero il padre di uno studente ed un collaboratore scolastico. Il luogo dello scontro è stato un istituto comprensivo della provincia di Catania: qui, il padre di un bambino di quinta ha dato uno schiaffo ad un collaboratore scolastico. Quest’ultimo sarebbe stato responsabile, a sua volta, dell’aver dato un ceffone al bambino il giorno precedente. A raccontare l’episodio è stato il quotidiano locale “La Sicilia”. Come sono andate veramente le cose?
Collaboratore scolastico avrebbe dato uno schiaffo ad un bambino
A detta sua, il collaboratore scolastico non avrebbe colpito il bambino, ma lo avrebbe solo rimproverato. Sempre a quanto ha dichiarato, l’uomo avrebbe sempre svolto il suo lavoro degnamente senza mai avere alzato le mani su alcuno. In questo caso avrebbe semplicemente richiamato il bimbo all’ordine. Probabilmente non gli ha creduto il padre del piccolo, che volendosi vendicare lo ha colpito con uno schiaffo talmente forte da procurargli la rottura di un timpano.
Padre colpisce collaboratore scolastico e gli provoca rottura del timpano
Tutt’altra situazione sostengono i genitori del piccolo, i quali avrebbero notato che il figlio, una volta tornato a casa da scuola, presentava un “forte rossore all’orecchio e alla guancia sinistra”. Secondo quanto riportato, il bambino avrebbe fatto cadere a terra una bottiglietta contenente del disinfettante mentre stata giocando con una sua compagna di classe. Il padre, il giorno dopo, ha voluto vederci chiaro: si è recato a scuola in cerca di risposte, e le ha chieste proprio all’Ata.
Qui, però lasciatosi prendere dalla rabbia, ha colpito il collaboratore con uno schiaffo, in seguito al quale sono state necessarie delle cure mediche. L’uomo è infatti stato ricoverato in ospedale, dove gli è stata diagnosticata la rottura del timpano. Che, a seconda della gravità della situazione, potrà curare tramite una terapia farmacologica prescritta dal personale sanitario, o in caso di gravità, ovvero se la perforazione dovesse essere di grandi dimensioni e tardasse a rimarginarsi da sé con l’intervento chirurgico di ricostruzione.
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