E’ il secondo caso nel giro di pochi giorni. Se solo la settimana scorsa un ragazzo aveva tentato il suicidio gettandosi dalla finestra della scuola, nello stesso istituto di Verona l’ambulanza è tornata in soccorso per via di una ragazza che, a seguito dell’assunzione di troppi farmaci, è svenuta in bagno.
C’è grande sgomento tra insegnanti e studenti, che si stanno ancora chiedendo quali possano essere le possibili motivazioni di entrambi i gesti e se non siano da considerare un campanello di allarme di quello che è un disagio ben più preoccupante.
Ragazza sviene nel bagno della scuola: aveva assunto dei farmaci
Venerdì scorso era stato un diciannovenne a gettare nel panico l’istituto: aveva tentato di farsi del male lanciandosi dal primo piano della scuola. Fortunatamente, il gesto si era risolto con qualche graffio e nessuna grave conseguenza. “Non ce la faccio più” avrebbe confidato al compagno di banco prima di dirigersi in bagno, dove aveva in mente di mettere in pratica l’insano gesto.
Ora una studentessa, questa volta di 18 anni, che ha ingerito – non è chiaro se volutamente o accidentalmente – una massiccia dose di un ansiolitico. Fatto sta che la stessa è stata trovata in uno stato di semi incoscienza nel bagno della scuola. Una volta trovata da un compagno, sono stati allertati i soccorsi che l’hanno poi portata in ospedale per i dovuti accertamenti. Ovviamente, sono stati subito avvertiti anche i genitori. Alla richiesta di spiegazioni, il padre della ragazza ha detto che la figlia nell’ultimo periodo “si vedeva brutta”.
Perché a scuola?
Secondo gli esperti, il fatto che i giovani scelgano la scuola per dare vita a tali gesti, sarebbe significativo. Che sia uno dei pochi luoghi nei quali, provati dalla sofferenza e dal disagio derivante dalla pandemia e dall’isolamento al quale ci ha tutti costretti, non si sentano soli ed abbandonati? Probabilmente, il fatto di non sentirsi all’altezza, di non vedersi abbastanza belli o di non considerarsi al pari degli altri non può essere causato dalla sola pandemia, che comunque ha messo tutti a dura prova.
E’ certo, tuttavia, che un numero sempre crescente di giovani abbia bisogno di un sostegno psicologico o farmacologico. Ciò è provato oltre che da episodi preoccupanti come quelli che hanno visto protagonisti i due studenti veneti, anche dall’aumento delle autolesioni. I più giovani le usano come fossero un’autocura per lenire le proprie ansie e paure. Il consiglio spassionato? Non abbiate timore di chiedere aiuto.
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