L’Università di Torino aveva programmato un evento intitolato “Storia e legalità internazionale del conflitto Russia – Ucraina”, durante il quale era prevista la proiezione di un documentario prodotto dall’emittente russa “Russia Today”. L’iniziativa si inseriva nel contesto del dibattito accademico sul conflitto in corso tra Russia e Ucraina, con l’intento di offrire una prospettiva storica e giuridica sulle dinamiche internazionali alla base delle tensioni tra i due paesi.
L’ateneo torinese aveva strutturato l’evento come opportunità di approfondimento sulle questioni geopolitiche attuali, ma il documentario russo ha sollevato controversie significative riguardo alla sua imparzialità. L’evento mirava a presentare analisi sulla legalità internazionale del conflitto, esaminando le posizioni di entrambe le parti coinvolte attraverso prospettive che includevano anche i contenuti prodotti dai media russi.
Decisione del Tar e relative motivazioni
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte ha respinto il ricorso presentato dal professor Ugo Mattei, docente di diritto civile, confermando così il diniego dell’Università di Torino alla proiezione del documentario di Russia Today. Secondo quanto stabilito dai giudici, il ricorrente non avrebbe dimostrato un concreto interesse ad agire, poiché il rifiuto non danneggerebbe la sua libertà di insegnamento.
Nelle motivazioni del decreto, il Tar ha sottolineato un aspetto particolarmente significativo riguardo al documentario russo, evidenziando come “la Federazione russa attui una sistematica campagna internazionale di manipolazione dei media e di distorsione dei fatti”. Tale azione sarebbe volta a “rafforzare la sua strategia di destabilizzazione dei paesi limitrofi e dell’Unione e dei suoi Stati membri”, giustificando così il blocco dell’evento per evitare potenziali pregiudizi alla popolazione studentesca.
Implicazioni per la comunità universitaria
Questa vicenda solleva interrogativi importanti sul delicato equilibrio tra libertà di espressione e responsabilità dei media nelle università. Gli atenei si trovano oggi a dover bilanciare l’apertura al dibattito con la necessità di proteggere il corpo studentesco da campagne sistematiche di disinformazione, specialmente quando queste provengono da canali ufficiali di stati coinvolti in conflitti internazionali.