Non solo social: l'importanza di un proprio spazio online

Non solo social: l'importanza di un proprio spazio online

I boomer pagano inevitabilmente dazio sui social rispetto alle nuove generazioni, ma online hanno un vantaggio: hanno vissuto l’era pionieristica del WWW, che i più giovani non possono invece nemmeno immaginare. Era l’epoca in cui tutti avevano un “luogo” proprio, dove gli influencer erano blogger e dove il dominio del proprio sito Web era un riferimento che ognuno costruiva davvero a modo proprio. Ci si sporcava le mani e, invece di chiedere amicizie, si costruivano legami (solidi e duraturi) attraverso RSS e link. Poi venne MySpace, quindi Facebook, oggi siamo arrivati a Tik Tok. I social sono la nuova forma mentis con cui è vissuto il Web, dove ognuno di noi delega i propri contenuti e la propria identità (azioni, reazioni, emozioni), ad una piattaforma. Questo atteggiamento rappresenta però un rischio grosso ed evidente: quello di non avere mai realmente il controllo sulla propria identità, delegandone la gestione ad altri.

Oggi è ancora possibile e raccomandabile avere uno spazio proprio, con un dominio come riferimento e magari un “.it” che faccia da cappello al tutto? Non solo registrare un dominio è una buona idea, ma è un punto di partenza fondamentale per qualsiasi progetto che voglia definirsi tale. Vediamo perché.

Spazio, piattaforme e identità

L’identità è tutto. Nel mare magnum di una rete che sulle piattaforme rende tutto orizzontale e promiscuo, dove la visibilità è competizione quotidiana ed il futuro dipende in troppi casi proprio dalla visibilità, affidarsi esclusivamente ai social significa rinunciare alla possibilità di giocarsi le proprie carte. Che si abbia un’idea da esprimere, un prodotto da vendere, un’immagine da promuovere o un servizio da proporre, c’è un punto fermo sul quale non bisognerebbe mai derogare: il possesso di uno spazio proprio, un proprio dominio, una propria email. Riferimenti propri e controllabili, affidabili e certi, che giochino una partita che non dipende dalle dinamiche dei social network.

Tophost, importante riferimento per la registrazione di domini e l’apertura di spazi online, usa una metafora particolarmente puntuale per descrivere questo aspetto: “Il tuo marchio e l’indirizzo per accedervi online è il patrimonio immobiliare Internet della tua azienda. È il tuo indirizzo nel mondo“. E’ la nostra casa, dove chiunque può venire a bussare alla porta per chiedere informazioni e ricevere assistenza. Le piattaforme non sono nostre, invece, e lo spazio che occupiamo è gratuito: questo significa che in qualsiasi momento possiamo essere estromessi, nascosti, limitati. Inutile lamentarsene poi: se ci cambiano la serratura, saremo irrimediabilmente fuori.

WWW e social network

A cosa serve registrare un dominio

Registrare un dominio significa fissare un punto fermo. Che sia cognomenome.it o che sia brand.com, la registrazione cambia tutto: perimetra uno spazio, ne indica la proprietà ai motori di ricerca e crea tutti i riferimenti del caso. Questo luogo potrà quindi essere animato da uno spazio di hosting, ci si potrà installare ad esempio WordPress e gli architravi della propria casa saranno pronti. Ci si andrà quindi a creare un design a propria immagine e somiglianza, si darà fiato a contenuti che descrivano quel che si vuol far trapelare della propria identità, dopodiché tutto sarà allestito: iniziano le danze.

Il proprio dominio. Il proprio spazio. I propri contenuti. Quindi la propria email. Tutto questo è valore. Quando la nostra identità è in un tag, invece, tutto è estremamente fragile: un bel mattino Elon Musk potrebbe cambiare le regole delle spunte blu (come è successo), Mark Zuckerberg potrebbe cambiare le priorità del News Feed (come è successo), Tik Tok potrebbe essere messo al bando (come è successo) ed anni di lavoro sulla propria reputation potrebbero andare in fumo da un momento all’altro. Le piattaforme sono fragili e temporanee, mutano continuamente rendendo vani gli sforzi di costruire una vera community. Soltanto un’identità forte può resistere ai cambiamenti della rete.

 

Né Musk, né Zuckerberg, né chiunque altro, può scalfire quel che è un dominio. Inoltre quel che si pubblica su un blog può essere indicizzato ed è raggiungibile da qualunque persona faccia una ricerca online (soprattutto se sta cercando il nostro nome): i social, invece, tendono a chiudersi dentro sé stessi per non far sfuggire la community, impedendo l’indicizzazione e vincolando le condivisioni alle dinamiche proprie. Le piattaforme sono a tenuta stagna perché questo è il loro modello di business: la nostra identità non può essere regalata ai loro interessi, perché si tratterebbe di una ingenuità che si è destinati, presto o tardi, a pagare.

Inoltre, non bisogna attendere: qualcuno potrebbe registrare il nostro nome per utilità proprie, inoltre avere una reputation consolidata significa lavorare con costanza nel tempo e dare “anzianità” al proprio dominio. Se puoi farlo oggi, insomma, domani è già un giorno in ritardo.

Quanto costa? Cosa bisogna conoscere?

L’investimento è minimo, il potenziale è imprescindibile. Con appena 5,99 euro/anno + IVA è possibile avere ad esempio un dominio .it, 1GB di spazio, traffico illimitato, 1 email e alias illimitati. Con 19,99 euro/anno + IVA si possono attivare anche domini di terzo livello, si raggiungono i 20GB di spazio e si hanno a disposizione 30 email. Con 29,99 euro/anno+iva si ha già a disposizione tutto quel che serve per CMS come WordPress, Joomla, Drupal o per un servizio di e-commerce. Chi ha già un dominio attivo può inoltre trasferirlo su Tophost con uno sconto fino al 23%, dando così continuità in modo sostenibile alla scelta virtuosa di uno spazio online da coltivare, costruire ed esaltare.

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Le competenze necessarie per mettere in piedi uno spazio online sono del tutto minime, soprattutto se si opera attraverso WordPress o similari: template preimpostati, semplici plugin da configurare e facili accortezze ormai di comune conoscenza consentono di mettere in piedi un sito in pochi minuti. Lo si potrà navigare da desktop come da mobile e l’indicizzazione delle pagine potrà essere pressoché immediata. Nel giro di breve la propria identità sarà dunque riconoscibile ovunque.

A questo punto anche andare sui social sarà più semplice e proficuo. Il proprio sito Web, anzi, sarà un travaso ideale per condividere le community tra più piattaforme, per consolidare le proprie posizioni, per legare i propri “follower” più a sé stessi che non ai propri avatar. Chi ti segue su Instagram potrà imparare a seguirti anche su Twitter, ma soprattutto saprà che l’identità esiste a prescindere dal social.

Tophost ha dalla sua un vantaggio imprescindibile: l’estrema accessibilità dei prezzi consente a chiunque di fissare un paletto online con pochi euro appena, perimetrare il proprio confine e urlare al Web la propria presenza. Pochi euro e pochi minuti per sigillare un brand, per indicare un punto di partenza, per mettere la pietra angolare di un nuovo progetto. Non servono competenze: servono ambizione e idee, cose che alle nuove generazioni di certo non mancano.

Come scegliere dominio e hosting?

Tophost offre alcuni semplici consigli per la scelta del proprio dominio, il quale deve rispondere ad alcuni requisiti:

  • fai una scelta “brandizzabile”: il dominio sia semplice, nuovo, fresco, memorabile
  • sia Pronunciabile: la forma scritta e quella orale siano coincidenti, così da poter trasmettere il tutto più facilmente anche a voce
  • sceglilo breve, ma originale: la brevità aiuta, purché siano garantite comprensione, identificazione, originalità
  • occhio al copyright: attenzione a non violare il copyright altrui e, al contempo, fai il possibile per difendere il tuo
  • è fondamentale l’intuitività: il dominio deve poter offrire già al primo sguardo un’immagine di cosa si troverà sul sito
  • focalizza le keyword: la coincidenza del dominio con una parola chiave centrale per i propri fini è un primo passo verso il successo

A queste direttrici occorre aggiungere anche la disamina delle estensioni di dominio: .it per una più forte identificazione italiana, .eu per un maggior afflato europeo, .com per una semplice memorizzazione, con la possibilità di scegliere tra un’infinità di altre soluzioni estremamente variegate. Si potranno vagliare inoltre più soluzioni: qualora il proprio .it preferito sia già occupato, magari se ne troverà una versione .eu (o altre) libera e utilizzabile.

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La scelta del dominio è solo il primo tassello, ma va vagliato con cura perché da questa scelta si dipana il resto del proprio progetto di brand reputation, di carriera professionale o quant’altro. Non dimenticare, infine, che il dominio sarà parte integrante del tuo prossimo indirizzo email: @[dominioscelto] sarà la forma con la quale indicherai i tuoi riferimenti sui social, sul biglietto da visita o in firma nelle email. Una scelta importante, insomma, perché è la vetrina con la quale ci si farà conoscere, trovare, identificare. Se poi potrà contenere il tuo nome e cognome in vista di un impegno di personal branding, meglio ancora: l’importante è arrivare primi ed evitare che altri omonimi non ci pensino prima.

L’hosting va scelto invece a partire sia dalle proprie ambizioni (si può dunque partire con bassi profili, per poi crescere nel tempo verso piani più importanti) e dalle proprie competenze. Scegliere uno spazio già predisposto per WordPress, ad esempio, consentirà di partire subito con le configurazioni senza dover effettuare alcuna installazione: comodo e immediato, senza alcun requisito in termini di conoscenze tecniche. Chiaramente è importante conoscere le basi dell’HTML ed avere consapevolezza di cosa sia uno spazio hosting, ma si tratta di elementi base che chiunque è in grado di gestire con somma facilità.

Non resta che tornare a “sporcarsi le mani”, insomma. Solo così si può coltivare un’identità vera, duratura, originale e libera dai limiti dei social network. Il mondo “social” dovrà esserne complementare estensione, ma senza un dominio non si è nulla se non tag nelle mani di qualche big player. Non c’è ambizione che regga se alla base non c’è libertà e la libertà in questo caso inizia da un dominio: il proprio.

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