La docente di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Bologna, Francesca Rescigno, si è di nuovo ritrovata – suo malgrado, al centro di una spiacevole vicenda. Dopo aver ricevuto un’inquietante lettera contenente una zampa di animale nella buca della posta del suo ufficio all’ateneo un paio di mesi fa, si è trovata ad affrontare un episodio simile, questa volta presso la sua abitazione. Questa volta si tratta di un’altra busta ma consegnata a casa sua, contenente un messaggio minatorio che non ha fatto che preoccupare ulteriormente la donna, non solo per la sua incolumità, ma per quella della sua famiglia.
Nuove minacce alla prof universitaria: lettera minatoria a casa
Nel messaggio, l’ignoto mittente ha rivelato di essere a conoscenza del suo indirizzo di residenza e della routine quotidiana di sua figlia minorenne, aggiungendo minacce esplicite di violenza.
“Il 7 luglio per posta è arrivata una busta con un messaggio dove qualcuno ha scritto che sa dove abito, sa dove va mia figlia minorenne quando è da sola e minaccia di farmi del male. L’ho consegnata alla Digos, ho fatta denuncia e ho informato l’Università”.
Ha dichiarato la donna, che ha quindi deciso di non sottovalutare la potenziale gravità della situazione segnalando tempestivamente l’accaduto alle autorità competenti. Alla Digos ha spiegato l’accaduto e fornito tutte le informazioni necessarie per lo sviluppo delle indagini. L’identità e le motivazioni del mittente delle minacce restano ancora avvolte dal mistero, ma le autorità stanno attivamente indagando per individuare il colpevole.
Le minacce dopo la lettera contenente una zampa di animale
Come anticipato, la docente non è nuova a situazioni di questo tipo: la professoressa Rescigno è da sempre nota per il suo impegno per i diritti della comunità Lgtb, delle donne e degli animali. Da tale suo attivismo emergono i primi sospetti riguardo la causa di tali attacchi. La prima lettera, quella giunta direttamente all’ateneo, era arrivata poco dopo la partecipazione della donna ad un concorso interno presso l’Università di Bologna.
Già allora aveva espresso il suo sospetto riguardo alla possibile connessione tra le minacce e il concorso per la posizione di professore ordinario di Diritto Pubblico Comparato, i cui risultati erano stati annunciati pochi giorni prima. La sua preoccupazione era che il mittente delle minacce potesse essere interno al dipartimento, e in risposta a queste intimidazioni, aveva dichiarato la sua intenzione di richiedere un trasferimento.
A distanza di qualche mese la Rescigno ha criticato aspramente i vertici dell’Alma Mater di Bologna. Ha detto che avrebbe auspicato un’azione più decisa da parte dell’università, che chi di dovere si mettesse in moto in maniera decisa per garantirle un ambiente di lavoro sicuro e risolvere il problema dell’incompatibilità ambientale presente. Ma così non è stato.
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