L’assemblea sulle nuove linee guida ministeriali si è svolta il 2 aprile presso l’Università Roma Tre a Roma. L’incontro, promosso da associazioni di genitori, insegnanti e sindacati, ha visto una partecipazione massiccia con sala gremita e oltre 1200 persone collegate da remoto. La consultazione pubblica riguarda le contestate disposizioni del ministro Valditara, a cui le scuole devono rispondere entro il 10 aprile.
Critiche alle nuove linee guida
Le disposizioni proposte dal ministro Valditara hanno sollevato numerose perplessità tra i docenti presenti all’assemblea. Al centro del dibattito vi sono i contenuti delle nuove linee guida, caratterizzati da quella che molti definiscono “una forte ideologia nazionalista” e da eccessivi vincoli su cosa e come insegnare.
L’insegnante Alessandra ha evidenziato con preoccupazione i “troppi suggerimenti e vincoli su cosa noi docenti dovremmo insegnare agli studenti”, una limitazione percepita come un attacco alla libertà didattica.
La collega Paola ha espresso forte disappunto per l’abbandono del modello di “scuola democratica e aperta a tutti per cui abbiamo sempre lavorato”. Secondo la docente, questo nuovo approccio rischia di creare ulteriori divisioni: “A rimetterci in questo impoverimento culturale saranno i bambini fragili, perché saranno evidenziate le spaccature”.
L’idea proposta da Valditara di un’inclusione basata sull’identità nazionale non convince gli educatori, che sostengono invece un modello in cui “i bambini non vedano le differenze di partenza” come fondamento di una scuola realmente inclusiva.
Interventi degli esperti
Tra le voci più autorevoli presenti all’assemblea, il professor Mauro Ceruti ha offerto una prospettiva illuminante sul tema dell’educazione contemporanea. “La pandemia ha dimostrato che oggi il paradigma della complessità dell’interconnessione globale è fondamentale”, ha affermato il pedagogista.
Ceruti ha ricordato come il virus del Covid, partito dalla Cina, abbia avuto un impatto planetario, sottolineando che “se l’Europa non avesse avuto una visione globale e complessa del problema non saremmo riusciti a debellare la pandemia”.
Il pedagogo ha poi evidenziato il ruolo cruciale della scuola nella formazione civica: “La scuola non può eludere il compito di promuovere quell’esperienza di cittadinanza che oggi la tecnologia rende urgente, ma questa cittadinanza è globale, intrecciata ad un’identità complessa”. Gli esperti intervenuti hanno concordato sull’importanza di mantenere una visione educativa che abbracci la diversità e la complessità del mondo contemporaneo, piuttosto che ripiegare su approcci riduzionisti.
Dibattito sul metodo educativo e identità nazionale
Nelle scorse settimane uno dei temi più discussi è stato l’inserimento della Bibbia accostata a opere classiche come l’Iliade e l’Odissea. Valentina Chinnici ha affrontato questo aspetto: “La Bibbia è un grande patrimonio culturale e antropologico, parla dell’uomo prima che di Dio. Il problema non è l’accostamento alle opere di Omero ma affermare che le radici dell’Europa sono solo Atene, Roma e Gerusalemme”.
Le associazioni presenti hanno richiesto un “vero dibattito” sottolineando come “le indicazioni nazionali non possono essere divisive”.
Molti relatori hanno criticato l’abbandono dei progressi pedagogici raggiunti nel 2007 e 2012. Come evidenziato da Chinnici: “Cambiare il paradigma della complessità con una linearità consequenziale dei contenuti mortifica la professionalità e il lavoro dei docenti”.
Particolarmente contestata è risultata la visione della storia proposta nelle nuove linee guida, descritta come eccessivamente “identitaria e nazionalista, come se il resto del mondo non esistesse”.
Implicazioni future per il sistema scolastico
Durante l’assemblea è emersa una forte preoccupazione per l’assenza di un reale dibattito pubblico sulle nuove linee guida. “Mettere come scadenza pochi giorni per dare una risposta a un questionario su cui non si può intervenire in modo critico significa non fare nessun dibattito”, ha denunciato Gianna Fracassi, evidenziando come la consultazione risulti più formale che sostanziale.
Proprio mentre si svolgeva l’incontro, il ministro Valditara annunciava un accordo con gli editori per introdurre libri di testo conformi alle nuove disposizioni già dal settembre 2026.
Alessia, una delle partecipanti, ha espresso timori sul ruolo dei dirigenti scolastici: “Il rischio è che l’attuazione pratica di queste linee guida sarà appannaggio del dirigente scolastico”. Le sue parole più preoccupanti hanno chiuso l’assemblea: “Temo che da qui a dieci anni, a meno che non succeda qualcosa, la scuola la perderemo”, sintetizzando il timore diffuso che l’impianto educativo democratico e inclusivo possa essere irrimediabilmente compromesso.