Occupazioni 2013: i presidi non ci stanno – Presidi italiani uniti per prevenire il fenomeno delle occupazioni autunnali delle scuole. I dirigenti scolastici quest'anno hanno scelto di giocare d'anticipo e in attacco: nessuno sconto di pena per chi occuperà la scuola. Le punizioni e le misure legali intraprese contro chi interromperà il regolare svolgimento delle lezioni saranno inserite nei regolamenti scolastici. Ciò significa che le minacce di denuncia e bocciatura, che negli scorsi anni non sono mai state attuate, quest'anno diventeranno realtà.
Cambiamenti nel regolamento d'istituto – Durante il recente convegno dell'Associazione Nazionale Presidi sono stati indicati gli atti illeciti degli studenti, per prevenire i quali sarà necessario attuare la linea dura. Questi verranno inseriti nel regolamento scolastico, insieme alle punizioni o sanzioni legali previste in caso di mancato rispetto della norma. Ecco i comportamenti per i quali gli studenti saranno puniti:
- la permanenza illecita nella scuola
- l'utilizzazione non autorizzata di aule e spazi comuni assegnati alla didattica
- l'allontanamento dall'attività senza permesso
- l'ingresso di estranei negli istituti
- la violazione delle norme sulla sicurezza e sulla riservatezza
- i danni materiali arrecati
- l'interruzione delle lezioni
5 in condotta – Il tradizionale 5 in condotta, usato da sempre come strumento di repressione per i comportamenti scorretti degli studenti, ma che quasi mai si trasformava a giugno in una reale bocciatura, da quest'anno non potrà cadere nel dimenticatoio in sede di scrutinio finale. Chi si becca un 5 in condotta per aver occupato la scuola, dovrà pagarne le reali conseguenze, nella maggior parte dei casi, quindi, sarà bocciato. Ecco infatti cosa hanno dichiarato i presidi:
"L'articolo più acuminato per gli studenti riguarda il voto di condotta, da attribuire anche in base comportamenti relativi al primo quadrimestre, quando di norma si verificano le occupazioni. In sostanza un cinque in condotta riguardante fatti di ottobre o di novembre non verrà dimenticato a giugno, come spesso accade, e potrà essere causa di bocciatura per motivi disciplinari."
Una questione economica – Ciò che impone ai presidi questa posizione di rigidità è da una parte la superficialità che è spesso il muovente degli studenti, non l'ideologia impegnata del movimento studentesco originale, tanto da rendere l'occupazione più che una forma di protesta un rituale sciocco per perdere qualche giorno di scuola. Dall'altra è senza dubbio una motivazione economica:
"Uno studente costa allo Stato circa 8 mila euro l’anno, cioè 40 euro al giorno di lezione – afferma Antonio Petrolino dell’Anp – Una classe di 25 studenti ne costa mille. Il fermo di una scuola di 30 classi ne costa 30 mila, sempre al giorno". Sarebbe come dire, rilanciano i presidi, che in due giorni di sospensione delle lezioni , "una scuola di medie dimensioni ha bruciato l’equivalente di quanto riceve in un anno di finanziamenti".