Paolo Crepet sui social: " Rendono più cattivi e indifferenti. Occorre vietarli fino ai 16 anni" - Studentville

Paolo Crepet sui social: " Rendono più cattivi e indifferenti. Occorre vietarli fino ai 16 anni"

Lo psichiatra Crepet ha rilasciato dichiarazioni importanti sull'uso dei social da parte dei ragazzi. Le critiche del divulgatore e le preoccupazioni degli esperti nel settore.
Paolo Crepet sui social:

La visione dello psichiatra sull’uso dei social

Il celebre divulgatore scientifico e psichiatra italiano, Paolo Crepet, ha espresso la sua opinione in merito all’utilizzo dei social da parte delle nuove generazioni. Durante una sua intervista al quotidiano la Gazzetta di Reggio, Crepet ha messo in evidenza le numerose problematiche del cyberbullismo e il complesso sistema dei social media, uno degli strumenti più utilizzati dai giovani.

I social network: strumenti difficili che portano alla “cattiveria”

Secondo il noto psichiatra Crepet, i social media rendono i ragazzi maggiormente indifferenti alle relazioni umane e sviluppano una “cattiveria” intrinseca nei comportamenti. Il celebre divulgatore ha giustificato tale opinione, dicendo che il repentino e costante progresso di molteplici piattaforme digitali (Instagram, TikTok, X, Facebook, eccetera) ha portato le persone e gli stessi ragazzi a sviluppare una “ossessione” verso la visibilità quotidiana.

Il continuo postare sui social e utilizzare abitualmente tali piattaforme, secondo lo psichiatra, rafforzerebbe atteggiamenti negativi e distruttivi, portando i giovani a incattivirsi tra loro e con loro stessi. Inoltre, i maggiori social porterebbero ad una indifferenza generalizzata e in merito a ciò, Crepet ha dichiarato:

“Spero bene che qualcuno si preoccupi, già sarebbe molto, ma dubito che ci si preoccupi. Io vedo molta indifferenza. Woody Allen diceva che si fa qualsiasi cosa per 5 minuti di celebrità, ora siamo arrivati a 5 secondi”. 

I social oggi vengono definiti da molti una sorta di “specchio” di quello che sono e provano le persone. Probabilmente, però, il costante proiettare su strumenti digitali le proprie vite, con la volontà di “apparire” agli altri sempre al top oppure in un modo specifico, porterebbe i giovani a sviluppare atteggiamenti decisamente distruttivi.

Le preoccupazioni degli esperti

In merito al problema esposto da Crepet, secondo lo stesso medico e altri esperti il consiglio sarebbe quello di vietare l’utilizzo dei social fino a una specifica età, ossia 16 anni. E’ scientificamente provato che tutti gli adolescenti che fanno uso quotidiano di queste piattaforme digitali sono più predisposte a sviluppare problematiche comportamentali.

Ad esempio, un altro tra i più noti critici è lo psicologo sociale Jonathan Haidt, autore del libro “La generazione ansiosa“, il quale sottolinea come il ricorso eccessivo alle tecnologie digitali comprometta il contatto interpersonale e l’attività fisica, contribuendo a un aumento dei livelli di ansia e depressione tra i giovani. Questa situazione ha spinto alcuni Governi a intervenire con misure legislative.

In Australia, infatti, è stata recentemente approvata una Legge che vieta l’accesso ai social media ai minori di 16 anni, obbligando le piattaforme a implementare sistemi di verifica dell’età. Le violazioni di questa norma comportano sanzioni significative, fino a 50 milioni di dollari australiani. Anche in Italia, figure come i pedagogisti Alberto Pellai e Daniele Novara hanno lanciato un appello per limitare l’uso degli smartphone e dei social media. Le proposte in questo caso sono vietare l’accesso ai ragazzi fino ai 14 o 16 anni.

Questa proposta ha trovato un ampio consenso e si è tradotta in un progetto di Legge presentato in Parlamento dalla senatrice Lavinia Mennuni, mirato a tutelare la salute mentale dei minori, vietando le stesse piattaforme social ai ragazzi con meno di 15 anni.

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